IV Domenica di Avvento

Un’amicizia Vera è un regalo grandissimo nella nostra vita. La luce dell’Avvento che oggi accogliamo, vuole essere un piccolo dono a te Signore, per ringraziarti per questo regalo che non ha prezzo. È una luce piccola in confronto alla luce grande che sei… Le nostre vite sono piccole vite rispetto alla tua grandezza e bellezza… Ma siamo qui a lodarti perché nell’amicizia vera che sperimentiamo tra le persone che ci circondano c’è una scintilla dell’amicizia eterna che viviamo con te. Se è meravigliosa l’amicizia della terra…quanto meravigliosa sarà quella con Te, Signore! Ti sei fatto bambino per poterci dire semplicemente che sei nostro amico da sempre! Il regalo più bello con cui possiamo vivere il giorno del Natale che sta per arrivare! Solo quando ti accoglieremo come Amico nel nostro cuore, la nostra anima potrà veramente esultare di gioia. Elisabetta e Maria ti hanno accolto così. Come vero amico nella loro vita. Di più ancora…come Figlio e Padre. Un incontro vero, intimo, tra lacrime di Gioia per un sogno, il Tuo, di cui facciamo parte anche noi.

III Domenica di Avvento

Accogliamo la luce dell’avvento in questa Domenica della Gioia che accompagna il nostro cammino verso il Natale. Una luce per illuminare il le vite di tutta la nostra comunità parrocchiale. Per illuminare di Gioia ogni bambino, ogni giovane, ogni papà e ogni mamma che si ritrovano oggi a cercare in Te, Signore, il motivo più vero per rallegrarsi: La consapevolezza che Tu sei Con noi! Aiutaci con la tua Luce ad essere sempre una Comunità o Parrocchia aperta e pronta a tenere le porte aperte a tutti i tuoi figli. Perché chiunque sta svolgendo un servizio al suo interno ,chiunque ne usufruisca o vi entri anche solo per un istante, trovi sempre la bellezza del tuo Amore che è pronto ad irradiarsi in ogni luogo e in ogni casa. Non solo della nostra comunità, ma di qualsiasi luogo della terra e, poiché tu sei Creatore e Padre di tutti, ciò è possibile. Una preghiera rivolta a te non resterà rinchiusa dentro le mura di una chiesa di pietra. Ma diventerà parola viva di una chiesa di persone! Di Figli di Dio che pregano e vivono per costruire il tuo Regno di Pace e Amore vero e concreto su questa terra! Sono parole e pensieri che possono raggiungere i cuori dei popoli della terra. Possono consolare gli afflitti e i perseguitati a causa del tuo nome, entrare nelle celle delle prigioni di chi è condannato ad una morte ingiusta perché ti ama, o consolare l’animo ferito di quei genitori che ora non possono più abbracciare i loro bambini perché vittime di una sparatoria in una scuola. Tutto questo è possibile ora. Tu ci dici che la Gioia è possibile ancora. E noi vogliamo crederci.

Qui sotto il servizio riguardante Asia Bibi, la donna Pakistana condannata perché Cristiana. Quante persone saranno nelle sue condizioni nel mondo! Che anche loro possano sentirsi meno soli…e le loro celle abitate dal numeroso Popolo dei Figli di Dio, loro fratelli e sorelle.

http://youtu.be/BuYiqJDcWxw

II Domenica di Avvento – Lettera di Asia Bibi.

Scrivo da una cella senza finestre Mi chiamo Asia Noreen Bibi. Scrivo agli uomini e alle donne di buo­na volontà dalla mia cella senza finestre, nel modulo di isolamen­to della prigione di Sheikhupura, in Pakistan, e non so se leggerete mai questa lettera. Sono rinchiusa qui dal giugno del 2009. Sono stata con­dannata a morte mediante impiccagione per blasfemia contro il profe­ta Maometto.

Dio sa che è una sentenza ingiusta e che il mio unico de­­litto, in questo mio grande Paese che amo tanto, è di essere cattolica. Non so se queste parole usciranno da questa prigione. Se il Signore miseri­cordioso vuole che ciò avvenga, chiedo agli spagnoli (il 15 dicembre, il marito di Asia ritirerà a Madrid il premio dell’associazione HazteOir, n­dr ) di pregare per me e intercedere presso il presidente del mio bellissi­mo Paese affinché io possa recuperare la libertà e tornare dalla mia fa­miglia che mi manca tanto. Sono sposata con un uomo buono che si chiama Ashiq Masih. Abbia­mo cinque figli, benedizione del cielo: un maschio, Imran, e quattro ra­gazze, Nasima, Isha, Sidra e la piccola Isham. Voglio soltanto tornare da loro, vedere il loro sorriso e riportare la serenità. Stanno soffrendo a cau­sa mia, perché sanno che sono in prigione senza giustizia. E temono per la mia vita. Un giudice, l’onorevole Naveed Iqbal, un giorno è entrato nel­la mia cella e, dopo avermi condannata a una morte orribile, mi ha of­ferto la revoca della sentenza se mi fossi convertita all’islam. Io l’ho rin­graziato di cuore per la sua proposta, ma gli ho risposto con tutta one­stà che preferisco morire da cristiana che uscire dal carcere da musul­mana. «Sono stata condannata perché cristiana – gli ho detto –. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui».

Due uomini giusti sono stati assassinati per aver chiesto per me giusti­zia e libertà. Il loro destino mi tormenta il cuore. Salman Taseer, gover­natore della mia regione, il Punjab, venne assassinato il 4 gennaio 2011 da un membro della sua scorta, semplicemente perché aveva chiesto al governo che fossi rilasciata e perché si era opposto alla legge sulla bla­sfemia in vigore in Pakistan. Due mesi dopo un ministro del governo na­zionale, Shahbaz Bhatti, cristiano come me, fu ucciso per lo stesso mo­tivo. Circondarono la sua auto e gli spararono con ferocia.

Mi chiedo quante altre persone debbano morire a causa della giustizia. Prego in ogni momento perché Dio misericordioso illumini il giudizio delle nostre autorità e le leggi ristabiliscano l’antica armonia che ha sempre regnato fra persone di differenti religioni nel mio grande Pae­se. Gesù, nostro Signore e Salvatore, ci ama come esseri liberi e credo che la libertà di coscienza sia uno dei tesori più preziosi che il nostro Creatore ci ha dato, un tesoro che dobbiamo proteggere. Ho provato u­na grande emozione quando ho saputo che il Santo Padre Benedetto XVI era intervenuto a mio favore. Dio mi permetta di vivere abbastan­za per andare in pellegrinaggio fino a Roma e, se possibile, ringraziarlo personalmente.

Penso alla mia famiglia, lo faccio in ogni momento. Vivo con il ricordo di mio marito e dei miei figli e chiedo a Dio misericordioso che mi per­metta di tornare da loro. Amico o amica a cui scrivo, non so se questa lettera ti giungerà mai. Ma se accadrà, ricordati che ci sono persone nel mondo che sono perseguitate a causa della loro fede e – se puoi – prega il Signore per noi e scrivi al presidente del Pakistan per chiedergli che mi faccia ritornare dai miei familiari. Se leggi questa lettera, è perché Dio lo avrà reso possibile. Lui, che è buono e giusto, ti colmi con la sua Grazia.

Asia Noreeen Bibi – Prigione di Sheikhupura, Pakistan​

PER CHI VUOL FARE QUALCOSA PER ASIA BIBI

Riprendo, da “Avvenire” : “E’ possibile scrivere all’Ambasciata pachistana, via della Camilluccia 682, 00135 Roma, oppure inviare un fax al numero 06-36301936, o spedire una mail all’indirizzo pareprome1@tiscali.it ”.