“‘Viviane’ è uno di quei film miracolosi in cui sembra non succedere niente e invece avvince con momenti drammatici e ironici, con una intensa sceneggiatura e attori eccezionali: specialmente lei, Viviane, l’attrice Ronit Elkabetz, che è anche sceneggiatrice e regista del film assieme al fratello Shlomi. (…) La battaglia tra Viviane ed Elisha (Simon Abkarian ) e tra i due difensori, per lui il fratello Shimon (Sassen Gabay), per lei il bell’avvocato Carmel (Menashe Noy) è fatta di parole, di silenzi, di sguardi: irridenti, inflessibili, torvi quelli del marito, sofferenti, ostinati quelli di lei. Viviane ha una bellezza nobile e stanca, un viso pallido e intenso, meravigliosi capelli neri, che la religione considera un’ arma di seduzione scandalosa, raccolti sulla nuca e che in un momento di stanchezza e sfiducia lei scioglie e accarezza, un gesto sfrontato davanti ai rabbini che la richiamano immediatamente. Anche gli abiti segnano il crescere della sua insofferenza e voglia di ribellione. Prima vestita castamente di nero e in pantaloni, poi con una camicia bianca femminile, e ancora con le belle gambe nude e i tacchi alti o con una fiammeggiante camicia rossa. Alla fine porterà delle babbucce piatte, come per affrontare un futuro di libertà ma anche di rinuncia. (…) Viviane è l’ultima parte di una trilogia i cui precedenti film non sono stati distribuiti in Italia. Israele l’ha candidato per l’Oscar al film straniero (…).” (Natalia Aspesi, ‘La Repubblica’, 24 novembre 2014)
Note – SELEZIONATO ALLA 46. QUINZAINE DES RÉALISATEURS (CANNES 2014).
– CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2015 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.