John Bruchalski, ginecologo di Washington D.C., inizia a praticare aborti appena conclusi gli studi in medicina, convinto di offrire un aiuto a molte donne. Constata il contrario: «Aumentavano le infezioni, le depressioni, le famiglie distrutte… mi chiedevo cosa ci fosse di sbagliato».. L’incontro al Santuario di Guadalupe con una “Signora”, anche lei in gravidanza, gli cambia definitivamente la vita. Silvia Buso è una ragazza padovana, atletica, a cui nemmeno diciottenne viene dato questo verdetto: «Non camminerai più». Una paraplegia, crisi epilettiche e una sedia a rotelle. Dopo nove mesi, durante un viaggio a Medjugorje, accade l’incredibile: riprende a camminare. Salvador Íñiguez, messicano di Guadalajara, di mattina lavora come infermiere geriatrico, di notte passa da un bordello all’altro avvicinando prostitute e travestiti. «Quanto prendi, sorellina? Così poco? Nessuno ti ha mai detto che vali tutto il sangue di Cristo?». Poi racconta loro che hanno una protettrice in Cielo, insegna loro a pregare il Rosario, parla della misericordia infinita di Dio, si offre di leggere la Bibbia insieme a loro.
Sono alcune delle storie al centro de La Terra di Maria, un docufilm uscito in Spagna a ridosso di Natale, firmato da Juan Manuel Cotelo, già regista e produttore nel 2010 de L’ultima Cima, la storia di un carismatico sacerdote di Madrid, don Pablo Domínguez, appassionato di montagna e morto nel 2009 mentre scendeva dal monte Moncayo. Film che uscito in pochissime sale spagnola, grazie al passaparola e al tam tam di internet è diventato un “caso” al di là dei confini nazionali.