Programmazione Cinema Italia dal 01-06 al 05-06

mercoledì 01 giugno ore 18.45 (€ 3): I corti della Fice – rassegna di corti vincitori di premi internazionali
mercoledì 01 giugno ore 21 (€ 5): THE IDOL – cineforum
giovedì 02 giugno ore 18.30 (€ 5): ROBINSON CRUSOE
giovedì 02 giugno ore 21: ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO
venerdì 03 giugno ore 18.30 (€ 5): ROBINSON CRUSOE
venerdì 03 giugno ore 21: ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO
domenica 05 giugno ore 18.30 (€ 5): TINI – la vera vita di Violetta
domenica 05 giugno ore 21(€ 5): ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO

 I corti della FICE – una valigia di sogni

Edizione n. 17 per “Cortometraggi che passione”, la selezione dei migliori film brevi dell’anno per serate a tema nelle sale Fice. Ne vedrete delle belle…  di Mario Mazzetti

Nelle prossime settimane le sale Fice riceveranno, anche grazie alla flessibilità della tecnologia digitale, gli otto film brevi che compongono la diciassettesima edizione di Cortometraggi che passione, l’iniziativa nata a fine anni 90 per contribuire alla diffusione del formato breve, una palestra di nuovi talenti con tante storie da raccontare, anche sotto forma di animazione o di documentario, con una varietà di stili e di linguaggio capace di attrarre spettatori di ogni inclinazione. Come sempre, più di sempre, gli otto corti selezionati dalla Fice esprimono una grande diversità per durata, toni, genere e modalità di espressione: dal minuto e mezzo di una storia d’amore narrata per i richiami alla forza della natura (Eyes) al quarto d’ora di più articolata sinossi che affronta temi tutt’altro che facili, a seconda dei casi stemperando nella risata o amplificando le emozioni e l’aspetto onirico attraverso la stop motion: Due piedi sinistri schiera un ragazzino e una ragazzina in una piazza, tra una partita di pallone e un confronto che con pochi dialoghi esprime (non riveleremo altro per non sciupare la sorpresa) un intero ventaglio di emozioni e di tematiche sociali, il tutto con una sana (e beffarda) ironia e una delicatezza del tocco. La valigia, al quale presta la voce Roberto Herlitzka, affronta con maestria e profondità il tema dell’Alzheimer, della perdita della memoria come elemento fondante dell’individualità, in un viaggio a ritroso nelle varie età del protagonista a partire da una stanza e da una valigia di oggetti simbolici: un colpo di fulmine. C’è spazio per una commedia di attori (e di sceneggiatura) che mette alla berlina piccole truffe e cialtronerie italiche, con tanto di morto che parla: è A questo punto, con uno straordinario Pietro De Silva. Un racconto per immagini è Il serpente, un thriller con salto sulla sedia finale, dove gli ingredienti della suspence sono un’automobile, una donna, un bosco di notte. E la più tradizionale storia del barbiere dell’Asinara, che in Sinuaria funge da collante di un’intera comunità carceraria, mogli degli ufficiali incluse. O ancora, il gioco al massacro d’autore tra palco e realtà con una convincente Antonia Liskova in Black comedy, in bianco e nero proprio come il più rilassato Vivo e veneto, omaggio alle gag e ai personaggi di Jim Jarmusch con protagonisti un biciclettaio veneto e un apprendista africano.

La novità dell’edizione 2016 di Cortometraggi che passione è l’essere concepita come un programma unico, con una sequenza preordinata degli otto corti, per dar loro dignità autonoma e rendere protagonisti per una sera (almeno) registi dal promettente futuro, alcuni molto giovani (Luigi Pane, sorrentino, ha 24 anni ed è laureato in Storia e Critica del Cinema con tesi su Kubrick; Gianluca Lasaracina ne ha 23 ed ha frequentato la New York Film Academy), altri che vantano mentori illustri (Roberto Carta, dal Dams di Bologna, collabora con Giorgio Diritti; Vivo e veneto è nato dal workshop CinemaLab sempre con Diritti e con Pietro Marcello). Accomodatevi e buona visione!

A QUESTO PUNTO di Antonio Losito

Premio internazionale Dino De Laurentiis, Miglior corto a: Saturno Film Festival, Valle d’Itria Film Festival, Premio Giuria Ragazzi Comicron; partecipazione a numerosi festival

Addolorato per l’improvvisa scomparsa dell’amico e socio in affari, Enrico si reca a casa del defunto per l’ultimo saluto, e per scoprire una truffa per intascare l’assicurazione sulla vita: basterà che il dottore firmi il referto e il custode del cimitero lo aiuti a uscire dalla bara…Commedia all’italiana, cinismo e bassezze che trascendono nel grottesco, con un gran senso della comicità

BLACK COMEDY di Luigi Pane

Festival O’Curt Napoli

Il volto allo specchio di un rude e navigato commediografo fa da contraltare a quello bello e luminoso della giovane compagna. Insieme nella vita, oltre che nella black comedy” che si apprestano a mettere in scena. In un crescente gioco di scambi e metamorfosi verbali, infrangeranno il muro che separa la realtà dalla finzione.

Il volto e la maschera, il gioco malvagio di sopraffazione tra realtà e finzione che travalica le assi del palcoscenico. Su tutti, la sensibilità interpretativa di Antonia Liskova

DUE PIEDI SINISTRI di Isabella Salvetti

Tra i premi e le partecipazioni: candidato al David di Donatello, Globo d’oro miglior corto, Menzione speciale Festival de cine italiano di Madrid e Clare Valley Film Festival, Miglior corto Matera Sport FF, Giffoni Film Festival
In un quartiere popolare di Roma, Mirko gioca a pallone con gli amici. Conosce Luana, seduta lì accanto. I due si piacciono da subito, ma una cattiva sorpresa lascia Mirko senza fiato. Luana invece sorride felice, per la prima volta in vita sua…
L’asprezza del linguaggio senza filtri, lo spirito di gruppo, il calcio, la simpatia reciproca e il gioco degli equivoci: breve, fulminante, trascura la retorica e comunica emozioni con sapienza.

EYES di Gianluca Lasaracina

Contest #Makemefamous di Bewons

Lui e lei, incontrandosi, hanno riconosciuto negli occhi dell’altro la stessa fragilità e la stessa forza, la stessa sensibilità con i colori e gli elementi: lava, acqua, boschi, onde e rocce. L’’incontro di due anime attraverso gli occhi. Senza parole, con immagini da incorniciare.

IL SERPENTE di Nicola Prosatore

Miglior film Festival de Cine Mediterraneo di Menorca, premi ai festival: Visioni Italiane di Bologna, Cortinametraggio, Thriller! Chiller! Festival di Grand Rapids, Cortidasogni di Ravenna.

Marta sta guidando verso casa quando un albero, in mezzo alla strada, la costringe a fermarsi. Esce dalla macchina, lo sposta. Ma quando sta ripartendo, alle sue spalle compare un’auto che comincia a inseguirla.

Tra equivoci e colpi di scena una regia sapiente, un montaggio accurato per riservare sorprese e brividi fino all’ultima scena.

SINUARIA di Roberto Carta

Candidato al David di Donatello, numerosi premi tra cui: Sardinia Film Festival, Pietrasanta FF, Ortigia FF, Santa Marinella FF, Corto Fiction Chianciano Terme, Visioni Corte Festival, Visioni Italiane di Bologna

Michele Murtas, detenuto del carcere dell’Asinara, ha un talento unico nel tagliare i capelli, tanto da diventare parrucchiere per le mogli di guardie e funzionari dell’istituto. La libertà vigilata accordatagli scatena un grande scompiglio nella tranquilla vita dell’isola.
Il piacere del racconto e l’eleganza formale sono i punti di forza del cortometraggio.

LA VALIGIA di Pier Paolo Paganelli

Candidato al David di Donatello, numerosi premi tra cui: Kecorto Film Festival, ShorTS International FF, Genova FF, Arno Stream Fest, Bornshorts FF di Svaneke, Future Film Festival

Un anziano in una stanza spoglia, unico sfogo verso l’esterno una piccola finestra con le sbarre. Una valigia, contenente foto ed effetti personali di una vita. Un turbinio di ricordi, spesso confusi e incolori, finché realtà e sogno si sovrappongono.
Magistrale racconto animato degli effetti dell’Alzheimer sulla memoria, con la tecnica della stop motion.

VIVO E VENETO di Francesco Bovo e Alessandro Pittoni

Premiato a: Orzincorto, C’è Un Tempo Per l’integrazione Festival, Mondo Piccolo Cinematografico Brescello FF, Corto Movie Festival Torino, Visioni Italiane, Mestre FF, Parentesi Cinema, Capalbio Cinema

L’insolito tentativo di un biciclettaio di insegnare al nuovo apprendista africano l’arte delle piccole riparazioni. Servendosi unicamente del dialetto veneto… Tra incomprensioni ed equivoci, la difficoltà linguistica costituisce una via all’integrazione.
Bando ai buoni sentimenti, ecco un esempio d’integrazione partendo dall’’ironia a volte feroce.

www.fice.it

The Idol

Siamo a Gaza. Sinonimo di tanti conflitti, distruzione e disperazione, ma per Mohammed Assaf e sua sorella Nour, Gaza è la loro casa e il loro parco giochi. È dove, insieme ai loro migliori amici Ahmad e Omar, fanno musica, giocano a calcio e hanno il coraggio di sognare in grande. La loro band è alla buona, utilizzano vecchi strumenti musicali, ma nonostante tutto hanno grandi ambizioni. Mohammed e Nour desidererebbero cantare all’Opera Hall del Cairo; per raggiungerla sarebbe necessaria una vita intera, ma Mohammed scoprirà che per alcuni sogni vale la pena di lottare. Lungo la strada, Mohammed incontrerà la tragedia e proverà la solitudine. Il mondo che lo circonda andrà in frantumi. Nonostante tutto, comunque, Mohammed sa che la sua voce lo libererà dal dolore che lo pervade, e porterà a un popolo senza voce la gioia. 

Robinson Crusoe

Il pappagallo Mac, Kiki il martin pescatore, Rosie il maiale selvatico, Carmello il camaleonte, Epi il porcospino e il pangolino Pango sono un gruppo di amici che abitano una tranquilla e paradisiaca isoletta tropicale. Solo Mac sogna di andarsene da lì, un giorno, convinto che esista un altro mondo, qualcosa che va oltre il conosciuto: un’idea che gli suggerisce continuamente il mare, con gli strani regali che porta a riva dopo le tempeste. Ed è proprio in seguito ad una violenta tempesta, che il pappagallo e i suoi amici trovano sulla spiaggia una strana creatura: l’essere umano Robinson Crusoe, scampato ad un naufragio col suo cane Aynsley.

Del romanzo di Defoe, circoscritto come al solito ad un unico naufragio, questo racconto cinematografico animato sceglie alcune circostanze e alcuni personaggi, tralasciandone molti altri e rivedendoli secondo il proprio gusto. Ci sono i pirati e poi una piccola tribù di animali ben assortita, dove ai due gatti del romanzo è affidata la parte dei villain, e al pappagallo quella di Venerdì (qui Martedì). Il formichiere squamoso, la capra, il cane di Robinson, e gli altri del gruppo, alimentano il ritratto del naufrago come una sorta di novello Noè, e la vocazione animalista -che non è solo frutto della necessità, ma di una sincera disposizione- prende così il posto che nel romanzo era della fede e della religione in particolare.

È stata l’idea di base della sceneggiatura di Chris Hubbell a interessare gli autori del film, vale a dire il ribaltamento di prospettiva per cui, per gli animali che vivono sull’isola, l’arrivo dell’aspirante cartografo è paragonabile a quello di un mostro marino e suscita paura e pregiudizio. La storia che ne segue è un racconto di amicizia e di alleanza tra specie diverse.

Alice attraverso lo specchio

Alice Kingsleigh (Mia Wasikowska) ha trascorso gli ultimi anni seguendo le impronte paterne e navigando per il mare aperto. Al suo rientro a Londra, si ritrova ad attraversare uno specchio magico, che la riporta nel Sottomondo dove incontra nuovamente i suoi amici il Bianconiglio, il Brucaliffo, lo Stregatto e il Cappellaio Matto (Johnny Depp) che sembra non essere più in sé. Il Cappellaio ha perso la sua Moltezza, così Mirana (Anne Hathaway) manda Alice alla ricerca della Chronosphere, un oggetto metallico dalla forma sferica custodito nella stanza del Grand Clock che regola il trascorrere del tempo. Tornando indietro nel tempo, incontra amici – e nemici – in diversi momenti della loro vita e inizia una pericolosa corsa per salvare il Cappellaio prima dello scadere del tempo.

Nel film Disney Alice Attraverso lo Specchio il regista James Bobin porta al cinema la sua personale visione dello spettacolare mondo creato per il grande schermo da Tim Burton nel film del 2010 Alice in Wonderland. Scritto da Linda Woolverton, sulla base dei personaggi creati da Lewis Carroll. Alice Attraverso lo Specchio riunisce il cast stellare presente nel precedente film, inclusi: Johnny Depp, Anne Hathaway, Mia Wasikowska e Helena Bonham Carter. Il pubblico conoscerà inoltre nuovi personaggi, come: Zanik Hightopp (Rhys Ifans), il padre del Cappellaio Matto e il Tempo (Sacha Baron Cohen), una particolare creatura metà umana, metà orologio. 

TINI – la nuova vita di Violetta 

L’attrice e cantante argentina Martina Stoessel protagonista di un film che è racconto di forma-zione e crescita. Nel corso di un’estate interminabile, Tini vivrà un’avventura che la aiuterà a defi-nire la propria personalità e a diventare un’artista completa e sicura di sé: una vera donna.

Violetta si trova di fronte a un bivio nella sua vita, sta tentando di trovare la sua voce interiore e seguire il proprio cammino. Quando una notizia sconvolgente la costringe a mettere in discussio-ne tutto quello che conosce sulla vita e sull’amore, Violetta accetta un invito misterioso per viag-giare intorno al mondo alla ricerca di risposte, alla scoperta di se stessa. Questo comporterà un risveglio artistico, musicale e personale. Mentre il suo passato, il suo presente e il suo futuro si scon-trano, Violetta scoprirà la sua vera identità in un’emozionante storia di crescita che aprirà la stra-da a un nuovo ed entusiasmante futuro

Cortometraggi che passione – I Corti Fice

UNA VALIGIA DI SOGNI

Edizione n. 17 per “Cortometraggi che passione”, la selezione dei migliori film brevi dell’anno. 
Nelle prossime settimane le sale Fice proietteranno, anche grazie alla flessibilità della tecnologia digitale, gli otto film brevi che compongono la diciassettesima edizione di Cortometraggi che passione, l’iniziativa nata a fine anni ’90 per contribuire alla diffusione del “formato breve”, una palestra di nuovi talenti con tante storie da raccontare, anche sotto forma di animazione o di documentario, con una varietà di stili e di linguaggio capace di attrarre spettatori di ogni inclinazione. Come sempre, più di sempre, gli otto corti selezionati dalla Fice esprimono una grande diversità per durata, toni, genere e modalità di espressione: dal minuto e mezzo di una storia d’amore narrata per i richiami alla forza della natura (Eyes) al quarto d’ora di più articolata sinossi che affronta temi tutt’altro che facili, a seconda dei casi stemperando nella risata o amplificando le emozioni e l’aspetto onirico attraverso la stop motionDue piedi sinistri schiera un ragazzino e una ragazzina in una piazza, tra una partita di pallone e un confronto che con pochi dialoghi esprime (non riveleremo altro per non sciupare la sorpresa) un intero ventaglio di emozioni e di tematiche sociali, il tutto con una sana (e beffarda) ironia e una delicatezza del tocco. La valigia, al quale presta la voce Roberto Herlitzka, affronta con maestria e profondità il tema dell’Alzheimer, della perdita della memoria come elemento fondante dell’individualità, in un viaggio a ritroso nelle varie età del protagonista a partire da una stanza e da una valigia di oggetti simbolici: un colpo di fulmine. C’è spazio per una commedia di attori (e di sceneggiatura) che mette alla berlina piccole truffe e cialtronerie italiche, con tanto di morto che parla: è A questo punto, con uno straordinario Pietro De Silva. Un racconto per immagini è Il serpente, un thriller con salto sulla sedia finale, dove gli ingredienti della suspence sono un’automobile, una donna, un bosco di notte. E la più tradizionale storia del barbiere dell’Asinara, che in Sinuaria funge da collante di un’intera comunità carceraria, mogli degli ufficiali incluse. O ancora, il gioco al massacro d’autore tra palco e realtà con una convincente Antonia Liskova in Black comedy, in bianco e nero proprio come il più rilassato Vivo e veneto, omaggio alle gag e ai personaggi di Jim Jarmusch con protagonisti un biciclettaio veneto e un apprendista africano.
La novità dell’edizione 2016 di Cortometraggi che passione è l’essere concepita come un programma unico, con una sequenza preordinata degli otto corti per rendere protagonisti per una sera (almeno) registi dal promettente futuro, alcuni molto giovani (Luigi Pane, sorrentino, ha 24 anni ed è laureato in Storia e Critica del Cinema con tesi su Kubrick; Gianluca Lasaracina ne ha 23 ed ha frequentato la New York Film Academy), altri che vantano mentori illustri (Roberto Carta, dal Dams di Bologna, collabora con Giorgio Diritti; Vivo e veneto è nato dal workshop CinemaLab sempre con Diritti e con Pietro Marcello). Il cinema Italia ospiterà una prima proiezione il 1 giugno alle ore 18.45, altre proiezioni si svolgeranno a settembre ed ottobre. Accomodatevi e buona visione!

Programmazione Cinema Italia dal 25-05 al 29-05

mercoledì 25 maggio ore 16.30 (€ 4) – 18.30 e 21 (€ 5): LA COMUNE – cineforum
venerdì 27 maggio ore 18.45 – 21: ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO
sabato 28 maggio ore 18.45 – 21: ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO
domenica 29 maggio ore 18.45 – 21: ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO
mercoledì 01 giugno ore 18.45 (€ 3): I corti della Fice – rassegna di corti vincitori di premi internazionali
mercoledì 01 giugno ore 21 (€ 5): THE IDOL – cineforum

La comune
Il regista danese Thomas Vinterberg, dopo il successo de Il sospetto, con LA COMUNE torna a raccontare le reazioni umane nelle piccole comunità. Un’utopia è tale se tale rimane. Nel momento in cui viene realizzata diviene immediatamente una contraddizione in termini. L’utopia è un obiettivo a cui tendere e se mai si raggiungesse svelerebbe le sue debolezze. L’utopia spesso è un bel sogno, affascinante nella sua inafferrabilità, crudele nella debolezza della realtà. Siamo negli anni Settanta, gli anni dei sogni più grandi dell’uomo stesso, l’età dell’utopia e Erik e Anna, una coppia di intellettuali, decidono insieme alla figlia Freja di dar vita a una comune nella grande villa appena ereditata da Erik, in un quartiere esclusivo di Copenhagen.
Il sogno
della comune è di Anna, nota giornalista televisiva, e Erik, architetto strutturalista, lo vuole condividere, per amore della moglie. Inizia così la realizzazione di un’idea, fatta di incontri, cene e feste. Ma amicizia, amore e unione possono convivere sotto lo stesso tetto solo se vissute sulla superficie della pelle, nel momento in cui entrano nella carne, mordono e fanno male
Alice attraverso lo specchio
Alice Kingsleigh (Mia Wasikowska) ha trascorso gli ultimi anni seguendo le impronte paterne e navigando per il mare aperto. Al suo rientro a Londra, si ritrova ad attraversare uno specchio magico, che la riporta nel Sottomondo dove incontra nuovamente i suoi amici il Bianconiglio, il Brucaliffo, lo Stregatto e il Cappellaio Matto (Johnny Depp) che sembra non essere più in sé. Il Cappellaio ha perso la sua Moltezza, così Mirana (Anne Hathaway) manda Alice alla ricerca della Chronosphere, un oggetto metallico dalla forma sferica custodito nella stanza del Grand Clock che regola il trascorrere del tempo. Tornando indietro nel tempo, incontra amici – e nemici – in diversi momenti della loro vita e inizia una pericolosa corsa per salvare il Cappellaio prima dello scadere del tempo.
Nel film Disney Alice Attraverso lo Specchio il regista James Bobin porta al cinema la sua personale visione dello spettacolare mondo creato per il grande schermo da Tim Burton nel film del 2010 Alice in Wonderland. Scritto da Linda Woolverton, sulla base dei personaggi creati da Lewis Carroll. Alice Attraverso lo Specchio riunisce il cast stellare presente nel precedente film, inclusi: Johnny Depp, Anne Hathaway, Mia Wasikowska e Helena Bonham Carter. Il pubblico conoscerà inoltre nuovi personaggi, come: Zanik Hightopp (Rhys Ifans), il padre del Cappellaio Matto e il Tempo (Sacha Baron Cohen), una particolare creatura metà umana, metà orologio.
 
I corti della FICE – una valigia di sogni
Edizione n. 17 per “Cortometraggi che passione”, la selezione dei migliori film brevi dell’anno per serate a tema nelle sale Fice. Ne vedrete delle belle…  di Mario Mazzetti
Nelle prossime settimane le sale Fice riceveranno, anche grazie alla flessibilità della tecnologia digitale, gli otto film brevi che compongono la diciassettesima edizione di Cortometraggi che passione, l’iniziativa nata a fine anni 90 per contribuire alla diffusione del formato breve, una palestra di nuovi talenti con tante storie da raccontare, anche sotto forma di animazione o di documentario, con una varietà di stili e di linguaggio capace di attrarre spettatori di ogni inclinazione. Come sempre, più di sempre, gli otto corti selezionati dalla Fice esprimono una grande diversità per durata, toni, genere e modalità di espressione: dal minuto e mezzo di una storia d’amore narrata per i richiami alla forza della natura (Eyes) al quarto d’ora di più articolata sinossi che affronta temi tutt’altro che facili, a seconda dei casi stemperando nella risata o amplificando le emozioni e l’aspetto onirico attraverso la stop motion: Due piedi sinistri schiera un ragazzino e una ragazzina in una piazza, tra una partita di pallone e un confronto che con pochi dialoghi esprime (non riveleremo altro per non sciupare la sorpresa) un intero ventaglio di emozioni e di tematiche sociali, il tutto con una sana (e beffarda) ironia e una delicatezza del tocco. La valigia, al quale presta la voce Roberto Herlitzka, affronta con maestria e profondità il tema dell’Alzheimer, della perdita della memoria come elemento fondante dell’individualità, in un viaggio a ritroso nelle varie età del protagonista a partire da una stanza e da una valigia di oggetti simbolici: un colpo di fulmine. C’è spazio per una commedia di attori (e di sceneggiatura) che mette alla berlina piccole truffe e cialtronerie italiche, con tanto di morto che parla: è A questo punto, con uno straordinario Pietro De Silva. Un racconto per immagini è Il serpente, un thriller con salto sulla sedia finale, dove gli ingredienti della suspence sono un’automobile, una donna, un bosco di notte. E la più tradizionale storia del barbiere dell’Asinara, che in Sinuaria funge da collante di un’intera comunità carceraria, mogli degli ufficiali incluse. O ancora, il gioco al massacro d’autore tra palco e realtà con una convincente Antonia Liskova in Black comedy, in bianco e nero proprio come il più rilassato Vivo e veneto, omaggio alle gag e ai personaggi di Jim Jarmusch con protagonisti un biciclettaio veneto e un apprendista africano.
La novità dell’edizione 2016 di Cortometraggi che passione è l’essere concepita come un programma unico, con una sequenza preordinata degli otto corti, per dar loro dignità autonoma e rendere protagonisti per una sera (almeno) registi dal promettente futuro, alcuni molto giovani (Luigi Pane, sorrentino, ha 24 anni ed è laureato in Storia e Critica del Cinema con tesi su Kubrick; Gianluca Lasaracina ne ha 23 ed ha frequentato la New York Film Academy), altri che vantano mentori illustri (Roberto Carta, dal Dams di Bologna, collabora con Giorgio Diritti; Vivo e veneto è nato dal workshop CinemaLab sempre con Diritti e con Pietro Marcello). Accomodatevi e buona visione!
A QUESTO PUNTO di Antonio Losito
Premio internazionale Dino De Laurentiis, Miglior corto a: Saturno Film Festival, Valle d’Itria Film Festival, Premio Giuria Ragazzi Comicron; partecipazione a numerosi festival
Addolorato per l’improvvisa scomparsa dell’amico e socio in affari, Enrico si reca a casa del defunto per l’ultimo saluto, e per scoprire una truffa per intascare l’assicurazione sulla vita: basterà che il dottore firmi il referto e il custode del cimitero lo aiuti a uscire dalla bara…Commedia all’italiana, cinismo e bassezze che trascendono nel grottesco, con un gran senso della comicità
BLACK COMEDY di Luigi Pane
Festival O’Curt Napoli
Il volto allo specchio di un rude e navigato commediografo fa da contraltare a quello bello e luminoso della giovane compagna. Insieme nella vita, oltre che nella black comedy” che si apprestano a mettere in scena. In un crescente gioco di scambi e metamorfosi verbali, infrangeranno il muro che separa la realtà dalla finzione.
Il volto e la maschera, il gioco malvagio di sopraffazione tra realtà e finzione che travalica le assi del palcoscenico. Su tutti, la sensibilità interpretativa di Antonia Liskova
DUE PIEDI SINISTRI di Isabella Salvetti
Tra i premi e le partecipazioni: candidato al David di Donatello, Globo d’oro miglior corto, Menzione speciale Festival de cine italiano di Madrid e Clare Valley Film Festival, Miglior corto Matera Sport FF, Giffoni Film Festival
In un quartiere popolare di Roma, Mirko gioca a pallone con gli amici. Conosce Luana, seduta lì accanto. I due si piacciono da subito, ma una cattiva sorpresa lascia Mirko senza fiato. Luana invece sorride felice, per la prima volta in vita sua…
L’’asprezza del linguaggio senza filtri, lo spirito di gruppo, il calcio, la simpatia reciproca e il gioco degli equivoci: breve, fulminante, trascura la retorica e comunica emozioni con sapienza.
EYES di Gianluca Lasaracina
Contest #Makemefamous di Bewons
Lui e lei, incontrandosi, hanno riconosciuto negli occhi dell’altro la stessa fragilità e la stessa forza, la stessa sensibilità con i colori e gli elementi: lava, acqua, boschi, onde e rocce. L’’incontro di due anime attraverso gli occhi. Senza parole, con immagini da incorniciare.
IL SERPENTE di Nicola Prosatore
Miglior film Festival de Cine Mediterraneo di Menorca, premi ai festival: Visioni Italiane di Bologna, Cortinametraggio, Thriller! Chiller! Festival di Grand Rapids, Cortidasogni di Ravenna.
Marta sta guidando verso casa quando un albero, in mezzo alla strada, la costringe a fermarsi. Esce dalla macchina, lo sposta. Ma quando sta ripartendo, alle sue spalle compare un’auto che comincia a inseguirla.
Tra equivoci e colpi di scena una regia sapiente, un montaggio accurato per riservare sorprese e brividi fino all’ultima scena.
SINUARIA di Roberto Carta
Candidato al David di Donatello, numerosi premi tra cui: Sardinia Film Festival, Pietrasanta FF, Ortigia FF, Santa Marinella FF, Corto Fiction Chianciano Terme, Visioni Corte Festival, Visioni Italiane di Bologna
Michele Murtas, detenuto del carcere dell’Asinara, ha un talento unico nel tagliare i capelli, tanto da diventare parrucchiere per le mogli di guardie e funzionari dell’istituto. La libertà vigilata accordatagli scatena un grande scompiglio nella tranquilla vita dell’isola.
Il piacere del racconto e l’eleganza formale sono i punti di forza del cortometraggio.
LA VALIGIA di Pier Paolo Paganelli
Candidato al David di Donatello, numerosi premi tra cui: Kecorto Film Festival, ShorTS International FF, Genova FF, Arno Stream Fest, Bornshorts FF di Svaneke, Future Film Festival
Un anziano in una stanza spoglia, unico sfogo verso l’esterno una piccola finestra con le sbarre. Una valigia, contenente foto ed effetti personali di una vita. Un turbinio di ricordi, spesso confusi e incolori, finché realtà e sogno si sovrappongono.
Magistrale racconto animato degli effetti dell’Alzheimer sulla memoria, con la tecnica della stop motion.
VIVO E VENETO di Francesco Bovo e Alessandro Pittoni
Premiato a: Orzincorto, C’è Un Tempo Per l’integrazione Festival, Mondo Piccolo Cinematografico Brescello FF, Corto Movie Festival Torino, Visioni Italiane, Mestre FF, Parentesi Cinema, Capalbio Cinema
L’insolito tentativo di un biciclettaio di insegnare al nuovo apprendista africano l’arte delle piccole riparazioni. Servendosi unicamente del dialetto veneto… Tra incomprensioni ed equivoci, la difficoltà linguistica costituisce una via all’integrazione.
Bando ai buoni sentimenti, ecco un esempio d’integrazione partendo dall’’ironia a volte feroce.
www.fice.it
The Idol
Siamo a Gaza. Sinonimo di tanti conflitti, distruzione e disperazione, ma per Mohammed Assaf e sua sorella Nour, Gaza è la loro casa e il loro parco giochi. È dove, insieme ai loro migliori amici Ahmad e Omar, fanno musica, giocano a calcio e hanno il coraggio di sognare in grande. La loro band è alla buona, utilizzano vecchi strumenti musicali, ma nonostante tutto hanno grandi ambizioni. Mohammed e Nour desidererebbero cantare all’Opera Hall del Cairo; per raggiungerla sarebbe necessaria una vita intera, ma Mohammed scoprirà che per alcuni sogni vale la pena di lottare. Lungo la strada, Mohammed incontrerà la tragedia e proverà la solitudine. Il mondo che lo circonda andrà in frantumi. Nonostante tutto, comunque, Mohammed sa che la sua voce lo libererà dal dolore che lo pervade, e porterà a un popolo senza voce la gioia.

Festival Biblico 2016

Festival Biblico 2016.
Una rassegna dove cultura e spiritualità si fondono.
Il Festival Biblico ha l’obiettivo di far risuonare le Scritture
attraverso diversi linguaggi, nei luoghi frequentati dalle persone.
Ha il compito di attualizzare le Scritture per tradurle nella vita quotidiana.
È un laboratorio culturale che si rivolge a tutti.
http://www.festivalbiblico.it/
Il cinema italia propone due film di forte impatto emotivo, due storie di cambiamento che non lasceranno indifferenti.
giovedì 12 maggio ore 18.45 – 21 (€ 3): LE STAZIONI DELLA FEDE
giovedì 19 maggio ore 19 – 21 (€ 3): MARIE HEURTIN – versione in italiano sottotitolata per non udenti

    

Programmazione Cinema Italia dal 03-05 al 08-05

mercoledì 04 maggio ore 18.30 (€ 4): NEMICHE PER LA PELLE
mercoledì 04 maggio ore 16.30 (€ 4) – 21 (€ 5): ROOM – cineforum
sabato 07 maggio ore 16.30 (€ 5): IL LIBRO DELLA GIUNGLA
sabato 07 maggio ore 18.30 e 21: LE CONFESSIONI
domenica 08 maggio ore 19.30 (€ 5): IL LIBRO DELLA GIUNGLA
domenica 08 maggio ore 21.15: LE CONFESSIONI
mercoledì 11 maggio ore 16.30 (€ 4): LE CONFESSIONI
mercoledì 11 maggio ore 18.30 – 21 (€ 5): MISTER CHOCOLAT – cineforum

Nemiche per la pelle
Lucia e Fabiola sono nemiche per la pelle. Le prime sequenze del film, diretto da Luca Lucini, ci mostrano il vivere quotidiano di due donne completamente diverse che sono lo specchio non solo del femminile italiano ma anche del Bel Paese in generale. Lucia, interpretata da Margherita Buy, è una psicologa degli animali che frequenta con poca passione un pittore partenopeo (Gianpaolo Morelli) ma che pensa ancora all’ex marito Paolo, il quale dopo dodici anni di matrimonio l’ha lasciata per Fabiola, che ha il volto di una sagace e mordente Claudia Gerini. L’attrice romana è spiritosa nei panni di un’imprenditrice che tratta i suoi sottoposti come fossero degli zerbini, con un atteggiamento militaresco, mettendo i soldi all’apice della propria scala di valori. All’inizio della pellicola i due personaggi non si sfiorano nemmeno ma, quando Paolo muore, il rancore tra Fabiola e Lucia affiora e si manifesta proprio durante il rito funebre. Questa sequenza si tinge d’ironia ed ha in sé la comicità di un’Italia che non dimentica il suo passato cinematografico più glorioso.
Room
Eccoli, madre e figlio, prigionieri in tutta la prima parte del racconto. Lei e lui, lui e lei. Il cielo in una Stanza. Vita rigorosamente a due, riboccante di amore reciproco e quasi ferino, interrotta di tanto in tanto dalle visite del rapitore che riscuote la sua quota di sesso con il piccolo Jack tappato nell’armadio lurido. Tutto si consuma nell’apertura e la chiusura della porta blindatissima. E tutto ricomincia, tra Jack e Ma, che ancora, qualche volta, allatta il figlio al seno. Ma viene il momento della fuga, si può immaginare quanto pericolosa, quando lei comprende che Jack, ormai cresciuto, incomincia a farsi e a farle delle domande, a costringerla a rivelargli la verità , divenuta troppo ingombrante, sulla loro condizione.
 
Il libro della giungla
Il cucciolo d’uomo Mowgli è cresciuto con il branco di lupi di Akela e mamma Raksha, nel rispetto della legge della Giungla. Al termine della tregua dell’acqua, però, la tigre Shere Khan torna a cercarlo: lei non ha rispetto del territorio altrui e finché non avrà Mowgli tutti i lupi saranno in pericolo. Il bambino decide allora di lasciare il branco, per proteggerlo, e la pantera Bagheera, che per prima lo portò ai lupi quando era piccolissimo, s’impegna a condurlo là da dove è venuto: al villaggio degli uomini.  Il viaggio per arrivare a destinazione è quello per diventare uomo, o accettarsi tale, e passa, per Mowgli, dalla conoscenza di altre specie animali (i preziosi elefanti, architetti della natura, o le ambiziose scimmie di re Louie) e dalla vita in compagnia dell’orso Baloo, goloso e giocherellone: la metà morbida della coppia genitoriale che forma con Bagheera, più ansioso e normativo, e che fa del Libro della Giungla una splendida storia di famiglia ricomposta.  La Disney torna sul luogo di un suo grande classico, ancora amatissimo, e lo fa nel modo migliore, e cioè tenendo il film d’animazione come un riferimento costante, nella successione degli episodi e nella caratterizzazione dei personaggi, prevedendo piccole variazioni che non stravolgono, ma tornando allo stesso tempo anche ai racconti originali dell’inglese Kipling e, soprattutto, puntando giustamente sulla propria specificità, ovvero il live action, la coesistenza nella stessa inquadratura di un ragazzino seminudo e di bestie feroci e meravigliose, nell’ottica di un realismo immaginario che è la vera proposta del film.
 
Le confessioni
In un resort di lusso a bordo di una distesa d’acqua gli otto ministri economici delle grandi potenze soggiornano in attesa del summit che deciderà il futuro del mondo occidentale. Il consesso è presieduto da Daniel Roché, direttore del Fondo monetario internazionale, che ha invitato anche tre ospiti estranei al mondo dell’economia: una scrittrice di best seller per bambini, una rock star e un monaco, Roberto Salus. Roché chiede a Salus di ascoltare la sua confessione, e subito dopo viene trovato morto. Per i ministri le decisioni diventano tre: se quella morte sia un suicidio o un omicidio, come comunicarla al pubblico, e se si debba proseguire con la manovra che i ministri avrebbero dovuto varare nel corso del summit.
Dopo il successo di Viva la libertà, Roberto Andò affronta l’habitat politico-economico collocando i suoi personaggi nel pieno centro della scena, ma anche costringendoli in una sorta di laboratorio di osservazione suddiviso in loculi. Gli otto ministri formano il pantheon della contemporaneità occidentale, e come gli dèi dell’Olimpo sono fallibili e fallati, dunque le loro decisioni hanno spesso ricadute nefaste sui mortali. Quando il loro Zeus viene a mancare scoprono di non avere né una guida né una direzione, e ognuno comincia a reagire alla presenza del monaco portando alla coscienza (è il caso di dirlo) quel dubbio che ha fino a quel momento negato per obbedire alle leggi dell’economia e alla ragion di Stato, anche dopo che la sovranità nazionale si è arresa alla sottomissione al Fondo monetario. Siamo in zona Todo modo ma anche nella cornice dechirichiana de Il divo: pochi potenti in uno spazio asettico e confinato chiamati a confrontarsi con la dimensione etica del proprio ruolo.
La messinscena racconta una dimensione metafisica che a ben guardare non riguarda né la politica né l’economia e nemmeno la religione o l’arte, incarnate simbolicamente dai tre ospiti estranei al G8: il terreno di gioco è quello etico e Salus, diversamente dal Don Gaetano di Todo Modo, non ha i toni dell’inquisizione e non sollecita le confessioni di nessuno, ma si limita a raccogliere lo spaesamento di questi potenti del nulla, incapaci di portare i propri paesi fuori dalla crisi, o anche solo di confessare pubblicamente la propria inadeguatezza. Salus fa da cartina di tornasole dei dubbi e dei rimorsi di tutti, e i personaggi, né più né meno dei luoghi che attraversano, entrano ed escono da se stessi in un continuo gioco di sovrapposizioni e successivi disallineamenti fra (presa di) coscienza e reiterazione di un ruolo preconfezionato dalla Storia.
La regia di Andò è nitida e squadrata, racconta un mondo inerte persino nell’emergenza, muove le sue pedine in un tempo sospeso che diventa immateriale non perché “variabile dell’anima” ma perché non rivendicabile nemmeno da chi mette a punto gli orologi che segnano il ritmo di vita del resto del mondo. Salus.
Il cast di Le confessioni asseconda la visione metafisica e stupefatta del suo regista: Toni Servillo è un catalizzatore morale passivo e sibillino, Pierfrancesco Favino un ministro agìto dal suo ruolo e condannato ad essere estraneo a se stesso. Nessuno scambio verbale è spontaneo perché ogni frase è un testamento, ovvero una confessione. Ma per questi dèi condannati a governare il caos non c’è assoluzione, solo la possibilità di compiere una presa d’atto della propria intrinseca manchevolezza.
Mister Chocolat
Rafael Padilla, nome d’arte Chocolat, nacque a Cuba intorno al 1860. Dal circo al teatro, dall’anonimato alla fama, il film racconta il suo incredibile destino di primo artista nero in Francia a calcare la scena di un teatro e, con il clown Footit, a creare un duo comico di successo tra un artista bianco e uno di colore divenuto poi popolare nella Parigi della Belle Epoque, fino a quando questioni legate al denaro, al gioco d’azzardo e alla discriminazione razziale compromisero l’amicizia e la carriera di Chocolat. Il film racconta la struggente storia vera di un’amicizia unica e profonda in un’epoca di pregiudizi e discriminazioni.

Programmazione Cinema Italia dal 26-04 al 01-05

mercoledì 27 aprile ore 16.30 (€ 4) e 21 (€ 5): AVE, CESARE! – cineforum
mercoledì 27 aprile ore 18.30 (€ 4): UN BACIO
sabato 30 aprile ore 18.30 (€ 5): IL LIBRO DELLA GIUNGLA
sabato 30 aprile ore 21: NEMICHE PER LA PELLE
domenica 01 maggio ore 16.30 (€ 5): IL LIBRO DELLA GIUNGLA
domenica 01 maggio ore 18.30 e 21: NEMICHE PER LA PELLE
mercoledì 04 maggio ore 18.30 (€ 4): NEMICHE PER LA PELLE
mercoledì 04 maggio ore 16.30 (€ 4) – 21 (€ 5): ROOM – cineforum

Ave, Cesare!
Mentre sull’atollo di Bikini gli Stati Uniti sono impegnati con gli esperimenti sulla bomba H, a Hollywood Eddie Mannix si deve occupare di trovare una soluzione ad un altro tipo di problemi. Eddie è un fixer, cioè colui che deve tenere lontani dagli scandali in cui si vanno a ficcare le star che stanno lavorando ai film di un grande Studio. Deve quindi far sparire foto osé e cercare di camuffare gravidanze fuori dal matrimonio. Quando poi accade che scompaia il protagonista di un film su Gesù, nei panni di un centurione romano, la situazione si complica. Anche perché costui è stato rapito da un gruppo di ferventi comunisti.
Sono davvero pochi i registi in attività forniti di una solida conoscenza di tutti i generi cinematografici e della loro evoluzione nel corso della storia del cinema. I fratelli Coen fanno di diritto parte di questa ristretta cerchia. Il loro pregio ulteriore è quello di saperli declinare secondo letture che vanno dal dramma di impianto intellettuale alla commedia più brillante.
 
Un bacio
Lorenzo è un adolescente che arriva a Udine perché adottato da una famiglia dopo che aveva vissuto precedente esperienza negativa di adozione. Lorenzo è dichiaratamente gay. Blu è figlia del proprietario di un’azienda e di un’aspirante scrittrice. Ha un carattere reattivo anche perché a scuola, e sui muri, viene definita ‘una troia’. Antonio è figlio di una guardia giurata e pesa su di lui la presenza del fratello maggiore morto in un incidente. E’ un abile cestista ma i suoi compagni lo considerano un ritardato. Frequentano tutti e tre la III A del Liceo Newton.
I film che hanno come soggetto l’adolescenza e le sue problematiche hanno saldamente incorporata la dicitura ‘maneggiare con cura’. Perché il rischio della retorica e/o dello stereotipo sono presenti ad ogni singola riga della sceneggiatura e in ogni scelta di ripresa, recitazione, montaggio e soundtrack. Lo spettatore si trova spesso dinanzi a uno schema purtroppo ben definito. Ci si occupa di un ragazzo o di una ragazza emarginati e li si circonda di adulti che sono rappresentati o come dei minus habens o come totalmente incapaci di interessarsi a loro sia nel contesto familiare che al di fuori di esso.
Ivan Cotroneo, che scrive la sceneggiatura con Monica Rametta rielaborando un proprio racconto, sa come tenersi a distanza dalle negatività di cui sopra per offrirci un ritratto ad altezza di adolescenza di grande sensibilità e coraggio. Coraggio perché le situazioni vengono affrontate frontalmente senza ammorbidimenti. Lorenzo che ostenta sicurezza ma ha bisogno di rifugiarsi nell’immaginario per trovare quell’ammirazione che il mondo dei coetanei gli nega. Antonio, tanto abile nello sport quanto introverso e chiuso nel relazionarsi con gli altri. Di tutti e tre conosciamo l’ambito familiare in cui incontriamo sensibilità genitoriali diverse ma, ognuna a suo modo, capaci di amore e comprensione.
“Non voglio che mio figlio sia ‘tollerato'” dice il padre adottivo di Lorenzo dinanzi alla preside e ad un’insegnante particolarmente insensibile. Cotroneo fa propria questa affermazione senza però cedere alla tentazione del pamphlet riaffermando con forza il diritto di ognuno a vivere la propria vita e la propria dimensione affettiva secondo tempi che non siano dettati da un contesto sociale che si eriga a normativo in questo ambito. Lorenzo, Blu e Antonio escono così dallo schermo per entrare nella memoria dello spettatore nello spazio in cui stanno i film che non si dimenticano.
 
Il libro della giungla
Il cucciolo d’uomo Mowgli è cresciuto con il branco di lupi di Akela e mamma Raksha, nel rispetto della legge della Giungla. Al termine della tregua dell’acqua, però, la tigre Shere Khan torna a cercarlo: lei non ha rispetto del territorio altrui e finché non avrà Mowgli tutti i lupi saranno in pericolo. Il bambino decide allora di lasciare il branco, per proteggerlo, e la pantera Bagheera, che per prima lo portò ai lupi quando era piccolissimo, s’impegna a condurlo là da dove è venuto: al villaggio degli uomini.  Il viaggio per arrivare a destinazione è quello per diventare uomo, o accettarsi tale, e passa, per Mowgli, dalla conoscenza di altre specie animali (i preziosi elefanti, architetti della natura, o le ambiziose scimmie di re Louie) e dalla vita in compagnia dell’orso Baloo, goloso e giocherellone: la metà morbida della coppia genitoriale che forma con Bagheera, più ansioso e normativo, e che fa del Libro della Giungla una splendida storia di famiglia ricomposta.  La Disney torna sul luogo di un suo grande classico, ancora amatissimo, e lo fa nel modo migliore, e cioè tenendo il film d’animazione come un riferimento costante, nella successione degli episodi e nella caratterizzazione dei personaggi, prevedendo piccole variazioni che non stravolgono, ma tornando allo stesso tempo anche ai racconti originali dell’inglese Kipling e, soprattutto, puntando giustamente sulla propria specificità, ovvero il live action, la coesistenza nella stessa inquadratura di un ragazzino seminudo e di bestie feroci e meravigliose, nell’ottica di un realismo immaginario che è la vera proposta del film.
 
Nemiche per la pelle
Lucia e Fabiola sono nemiche per la pelle. Le prime sequenze del film, diretto da Luca Lucini, ci mostrano il vivere quotidiano di due donne completamente diverse che sono lo specchio non solo del femminile italiano ma anche del Bel Paese in generale. Lucia, interpretata da Margherita Buy, è una psicologa degli animali che frequenta con poca passione un pittore partenopeo (Gianpaolo Morelli) ma che pensa ancora all’ex marito Paolo, il quale dopo dodici anni di matrimonio l’ha lasciata per Fabiola, che ha il volto di una sagace e mordente Claudia Gerini. L’attrice romana è spiritosa nei panni di un’imprenditrice che tratta i suoi sottoposti come fossero degli zerbini, con un atteggiamento militaresco, mettendo i soldi all’apice della propria scala di valori. All’inizio della pellicola i due personaggi non si sfiorano nemmeno ma, quando Paolo muore, il rancore tra Fabiola e Lucia affiora e si manifesta proprio durante il rito funebre. Questa sequenza si tinge d’ironia ed ha in sé la comicità di un’Italia che non dimentica il suo passato cinematografico più glorioso.
Room
Eccoli, madre e figlio, prigionieri in tutta la prima parte del racconto. Lei e lui, lui e lei. Il cielo in una Stanza. Vita rigorosamente a due, riboccante di amore reciproco e quasi ferino, interrotta di tanto in tanto dalle visite del rapitore che riscuote la sua quota di sesso con il piccolo Jack tappato nell’armadio lurido. Tutto si consuma nell’apertura e la chiusura della porta blindatissima. E tutto ricomincia, tra Jack e Ma, che ancora, qualche volta, allatta il figlio al seno. Ma viene il momento della fuga, si può immaginare quanto pericolosa, quando lei comprende che Jack, ormai cresciuto, incomincia a farsi e a farle delle domande, a costringerla a rivelargli la verità , divenuta troppo ingombrante, sulla loro condizione

Programmazione Cinema Italia dal 20-04 al 25-04

mercoledì 20 aprile ore 16.30 (€ 4) e 21 (€ 5): REMEMBER – cineforum
mercoledì 20 aprile ore 18.15 (€ 5): FUOCOAMMARE – Orso d’oro Festival di Berlino 2016
sabato 23 aprile ore 18.45: UN BACIO
sabato 23 aprile ore 21: RACE – il colore della vittoria
domenica 24 aprile ore 18.45: UN BACIO
domenica 24 aprile ore 16 e 21: RACE – il colore della vittoria
lunedì 25 aprile ore 19: UN BACIO
lunedì 25 aprile ore 21: RACE – il colore della vittoria
mercoledì 27 aprile ore 16.30 (€ 4) e 21 (€ 5): AVE, CESARE! – cineforum
mercoledì 27 aprile ore 18.30 (€ 4): UN BACIO

Remember
Il 90enne Zev scopre che la guardia nazista che assassinò la sua famiglia circa 70 anni fa vive attualmente in America sotto falso nome. Malgrado le evidenti sfide che la scelta comporta, Zev decide di portare a termine una missione per rendere una giustizia troppo a lungo rimandata ai suoi cari, portandola a compimento con la sua stessa mano ormai tremolante. La sua decisione dà l’avvio a uno straordinario viaggio intercontinentale con conseguenze sorprendenti.
Un coinvolgente thriller, congeniale alla cifra creativa del regista canadese Atom Egoyan, in cui quasi nulla è come ci appare. Non immaginerete neanche lontanamente di quale pasta sia realmente fatto il meticoloso, sofisticato piano di vendetta che vediamo perseguito e messo in scena e infine realizzato. Forse non tutto ha una spiegazione. Ma ciò non disturba più di tanto, anche grazie alle due interpretazioni, che riescono a rendere credibile anche ciò che non lo è
 
Fuocoammare
Gianfranco Rosi è andato a Lampedusa, nell’epicentro del clamore mediatico, per cercare, laddove sembrerebbe non esserci più, l’invisibile e le sue storie. Seguendo il suo metodo di totale immersione, Rosi si è trasferito per più di un anno sull’isola facendo esperienza di cosa vuol dire vivere sul confine più simbolico d’Europa raccontando i diversi destini di chi sull’isola ci abita da sempre, i lampedusani, e chi ci arriva per andare altrove, i migranti. Da questa immersione è nato il documentario che racconta la storia di Samuele che ha 12 anni, va a scuola, ama tirare con la fionda e andare a caccia. Gli piacciono i giochi di terra, anche se tutto intorno a lui parla del mare e di uomini, donne e bambini che cercano di attraversarlo per raggiungere la sua isola. Ma non è un’isola come le altre, è Lampedusa, approdo negli ultimi 20 anni di migliaia di migranti in cerca di libertà. Samuele e i lampedusani sono i testimoni a volte inconsapevoli, a volte muti, a volte partecipi, di una tra le più grandi tragedie umane dei nostri tempi.
Per 108 minuti la narrazione di «Fuocoammare» corre su due binari, da una parte la quiete antica degli isolani, abituati a vivere con il mare e con le sue conseguenze, dall’altra le ondate di migranti, gli avvistamenti, gli sbarchi, le visite mediche, la breve euforia dei sopravvissuti, le lacrime, la conta dei morti. Ma i piani, in modi curiosi e imprevedibili, si intrecciano
– ORSO D’ORO, PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA, AMNESTY INTERNATIONAL FILM PRIZE BERLINER, PREMIO DELLA GIURIA DEI LETTORI DEL “MORGENPOST” AL 66. FESTIVAL DI BERLINO (2016).
– CANDIDATO AI DAVID DI DONATELO 2016 PER: MIGLIOR FILM, REGISTA, PRODUTTORE E MONTATORE.
Un bacio
Lorenzo è un adolescente che arriva a Udine perché adottato da una famiglia dopo che aveva vissuto precedente esperienza negativa di adozione. Lorenzo è dichiaratamente gay. Blu è figlia del proprietario di un’azienda e di un’aspirante scrittrice. Ha un carattere reattivo anche perché a scuola, e sui muri, viene definita ‘una troia’. Antonio è figlio di una guardia giurata e pesa su di lui la presenza del fratello maggiore morto in un incidente. E’ un abile cestista ma i suoi compagni lo considerano un ritardato. Frequentano tutti e tre la III A del Liceo Newton.
I film che hanno come soggetto l’adolescenza e le sue problematiche hanno saldamente incorporata la dicitura ‘maneggiare con cura’. Perché il rischio della retorica e/o dello stereotipo sono presenti ad ogni singola riga della sceneggiatura e in ogni scelta di ripresa, recitazione, montaggio e soundtrack. Lo spettatore si trova spesso dinanzi a uno schema purtroppo ben definito. Ci si occupa di un ragazzo o di una ragazza emarginati e li si circonda di adulti che sono rappresentati o come dei minus habens o come totalmente incapaci di interessarsi a loro sia nel contesto familiare che al di fuori di esso.
Ivan Cotroneo, che scrive la sceneggiatura con Monica Rametta rielaborando un proprio racconto, sa come tenersi a distanza dalle negatività di cui sopra per offrirci un ritratto ad altezza di adolescenza di grande sensibilità e coraggio. Coraggio perché le situazioni vengono affrontate frontalmente senza ammorbidimenti. Lorenzo che ostenta sicurezza ma ha bisogno di rifugiarsi nell’immaginario per trovare quell’ammirazione che il mondo dei coetanei gli nega. Antonio, tanto abile nello sport quanto introverso e chiuso nel relazionarsi con gli altri. Di tutti e tre conosciamo l’ambito familiare in cui incontriamo sensibilità genitoriali diverse ma, ognuna a suo modo, capaci di amore e comprensione.
“Non voglio che mio figlio sia ‘tollerato'” dice il padre adottivo di Lorenzo dinanzi alla preside e ad un’insegnante particolarmente insensibile. Cotroneo fa propria questa affermazione senza però cedere alla tentazione del pamphlet riaffermando con forza il diritto di ognuno a vivere la propria vita e la propria dimensione affettiva secondo tempi che non siano dettati da un contesto sociale che si eriga a normativo in questo ambito. Lorenzo, Blu e Antonio escono così dallo schermo per entrare nella memoria dello spettatore nello spazio in cui stanno i film che non si dimenticano.
Race – il colore della vittoria
L’epica e straordinaria storia del pluricampione del mondo Jesse Owens che, nato povero, ma con un dono atletico straordinario, alle Olimpiadi del 1936 lasciò Berlino e il Terzo Reich senza parole, vincendo quattro medaglie d’oro ed entrando di diritto nella leggenda, arriva domani, 31 marzo, al cinema con il film Race – Il colore della vittoria, diretto da Stephen Hopkins.
Nella pellicola, vedrete Jesse Owens (interpretato dal solido e talentuoso Stephan James) che, nonostante le tensioni razziali in un’America reduce dalla Grande Depressione, riesce ad ottenere la convocazione alle Olimpiadi di Berlino, grazie al supporto del coach dell’Ohio University, Larry Snyder (Jason Sudeikis), e malgrado la volontà di parte del Comitato americano di boicottare le Olimpiadi, in segno di protesta contro Hitler, gli Stati Uniti, grazie alla mediazione di Avery Brundage (Jeremy Irons), parteciperanno all’evento. È così che Jesse riuscirà ad avere l’opportunità di sconfiggere sportivamente e moralmente la Germania nazista. In pratica, compirà una vera impresa storica.
E se vi starete domandando come mai la dittatura tedesca decise di far gareggiare atleti ebrei e di colore ai giochi, be’ la risposta è semplice: i Tedeschi erano convinti che la razza ariana avrebbe la meglio durante la manifestazione sportiva. Ed è in quest’atmosfera burrascosa, fatta di estrema tensione, che fa capolino la regista Leni Riefenstahl (incarnata da Carice Van Houten de Il trono di spade), chiamata a filmare ogni singolo istante dell’evento, proprio per immortalare la supremazia hitleriana.
Ma ahimè… (e per fortuna!) il Terzo Reich verrà spazzato dalle gesta di Jesse Owens, perché lui corre come il vento e nessuno può fermarlo. Ed è così che tutta la fatica, tutti i duri allenamenti, i mille sacrifici e tutte le sofferenze subite da Jesse si trasformeranno nel riscatto di un’intera vita.
Ave, Cesare!
Mentre sull’atollo di Bikini gli Stati Uniti sono impegnati con gli esperimenti sulla bomba H, a Hollywood Eddie Mannix si deve occupare di trovare una soluzione ad un altro tipo di problemi. Eddie è un fixer, cioè colui che deve tenere lontani dagli scandali in cui si vanno a ficcare le star che stanno lavorando ai film di un grande Studio. Deve quindi far sparire foto osé e cercare di camuffare gravidanze fuori dal matrimonio. Quando poi accade che scompaia il protagonista di un film su Gesù, nei panni di un centurione romano, la situazione si complica. Anche perché costui è stato rapito da un gruppo di ferventi comunisti.
Sono davvero pochi i registi in attività forniti di una solida conoscenza di tutti i generi cinematografici e della loro evoluzione nel corso della storia del cinema. I fratelli Coen fanno di diritto parte di questa ristretta cerchia. Il loro pregio ulteriore è quello di saperli declinare secondo letture che vanno dal dramma di impianto intellettuale alla commedia più brillante.

Programmazione Cinema Italia dal 12-04 al 16-04

mercoledì 13 aprile ore 16.30 (€ 4): UN PAESE QUASI PERFETTO
mercoledì 13 aprile ore 18.15: FUOCOAMMARE – Orso d’oro Festival di Berlino 2016
mercoledì 13 aprile ore 21: LA GRANDE SCOMMESSA – cineforum
venerdì 15 aprile ore 18.30: KUNG FU PANDA 3 – ingresso € 5
venerdì 15 aprile ore 21: FUOCOAMMARE – Orso d’oro Festival di Berlino 2016
sabato 16 aprile ore 16.30: KUNG FU PANDA 3 – ingresso € 5
sabato 16 aprile ore 18.45: HEIDI – ingresso € 5
sabato 16 aprile ore 21: REMEMBER – ingresso € 5
mercoledì 20 aprile ore 16.30 (€ 4) E 21 (€ 5): REMEMBER – cineforum
mercoledì 20 aprile ore 18.15: FUOCOAMMARE – Orso d’oro Festival di Berlino 2016

 Un paese quasi perfetto
La storia è ambientata a Pietramezzana, un paese di piccole dimensioni isolato nelle Dolomiti lucane. Questo luogo sperduto rischia seriamente di scomparire, dato che i giovani decidono di abbandonarlo per andare a vivere in città, mentre i pochi rimasti, per la maggior parte ex minatori, si trovano a vivere in una situazione precaria con la cassa integrazione che rischia di tramutarsi in disoccupazione definitiva. Gli abitanti potrebbero scoraggiarsi per questo motivo ed invece non lo fanno affatto, anzi, trascinati da un esuberante Domenico, interpretato da Silvio Orlando, non mollano affatto le speranze. Un giorno, si profila l’ipotesi di apertura di una fabbrica e vedendo in essa la soluzione dei loro numerosi problemi, cercano di attivarsi affinché tutto proceda per il meglio. La prima cosa che gli abitanti pensano di fare è quella di cercare un medico, perché senza questa figura professionale non vi sono speranze di avere una fabbrica. La ricerca termina nel momento in cui si imbattono in Gianluca, alias Fabio Volo, un chirurgo estetico di Milano.
Il difficile per i cittadini di Pietramezzana è convincere l’uomo a rimanere in questo posto fuori dal mondo. Le proveranno davvero tutte, non solo cercando di non fargli mancare le piccole cose quotidiane come sushi, sonorità jazz e connessione internet, ma persino arruolando dei giocatori per formare una squadra di cricket.
 
Fuocoammare
Gianfranco Rosi è andato a Lampedusa, nell’epicentro del clamore mediatico, per cercare, laddove sembrerebbe non esserci più, l’invisibile e le sue storie. Seguendo il suo metodo di totale immersione, Rosi si è trasferito per più di un anno sull’isola facendo esperienza di cosa vuol dire vivere sul confine più simbolico d’Europa raccontando i diversi destini di chi sull’isola ci abita da sempre, i lampedusani, e chi ci arriva per andare altrove, i migranti. Da questa immersione è nato il documentario che racconta la storia di Samuele che ha 12 anni, va a scuola, ama tirare con la fionda e andare a caccia. Gli piacciono i giochi di terra, anche se tutto intorno a lui parla del mare e di uomini, donne e bambini che cercano di attraversarlo per raggiungere la sua isola. Ma non è un’isola come le altre, è Lampedusa, approdo negli ultimi 20 anni di migliaia di migranti in cerca di libertà. Samuele e i lampedusani sono i testimoni a volte inconsapevoli, a volte muti, a volte partecipi, di una tra le più grandi tragedie umane dei nostri tempi.
Per 108 minuti la narrazione di «Fuocoammare» corre su due binari, da una parte la quiete antica degli isolani, abituati a vivere con il mare e con le sue conseguenze, dall’altra le ondate di migranti, gli avvistamenti, gli sbarchi, le visite mediche, la breve euforia dei sopravvissuti, le lacrime, la conta dei morti. Ma i piani, in modi curiosi e imprevedibili, si intrecciano
– ORSO D’ORO, PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA, AMNESTY INTERNATIONAL FILM PRIZE BERLINER, PREMIO DELLA GIURIA DEI LETTORI DEL “MORGENPOST” AL 66. FESTIVAL DI BERLINO (2016).
– CANDIDATO AI DAVID DI DONATELO 2016 PER: MIGLIOR FILM, REGISTA, PRODUTTORE E MONTATORE.
La grande scommessa
Quando quattro investitori visionari – al contrario di quanto mostrato dalle grandi banche, dai media e dal governo stesso – intuiscono che l’andamento dei mercati finanziari avrebbe portato alla crisi mondiale dell’economia, mettono in atto La Grande Scommessa. I loro coraggiosi investimenti li porteranno nei meandri oscuri dei sistemi bancari moderni, facendoli dubitare di tutto e tutti.
E’ un grande film per tre motivi: quel che racconta, come lo racconta e, osiamo, perché lo racconta. Quali sono state le radici del collasso del mercato globale nel 2008? Lo vediamo attraverso gli occhi (undici) di sei addetti ai lavori che ne fiutarono le avvisaglie e agirono di conseguenza, arricchendosi parecchio. L’apripista è Michael Burry (Christian Bale, super), (…) il banchiere fighetto di Deutsche Bank Jared Vennett (Ryan Gosling, perfetto), (…) l’irascibile, abile e cazzuto Mark Baum (Steve Carell: ‘Foxcatcher’ non fu un caso, che attore!) (…). Infine, gli ultimi tre cavalieri di questa apocalisse finanziaria: dal Colorado i giovani Charles Geller (John Magaro) e James Shipley (Finn Wittrock) (…) e il loro passepartout Ben Rickert (Brad Pitt) (…). Sono loro i nostri eroi, ma – è una delle grandezze del film – McKay non lavora sulla immedesimazione, nei fatti impossibile, dello spettatore e nemmeno sull’empatia, che spetta al solo Baum/Carell. Veniamo, appunto, a come The BigShort racconta queste vicende: Vennett /Gosling a far da narratore e guardarci in camera, intromissioni di star quali Margot Robbie e Selena Gomez che provano a spiegarci operazioni e termini finanziari a mo’ di tutorial, macchina da presa in costante e spesso frenetico movimento, riempitivi di ‘found footage’ (la tecnica di presentare un film come una serie di filmati ritrovati e testimonianze) per abbassare la tensione narrativa e, in primis, cognitiva, tutto concorre a una narrazione iperrealistica, quasi extraterrestre, che si attaglia perfettamente all’universo per noi alieno e incomprensibile della finanza. Vi girerà la testa, e potrebbe girarvi qualcos’altro, ma questo è il – migliore – cinema americano: indagare, informare, denunciare (le responsabilità degli organi di controllo governativi furono enormi) e, sperabilmente, far capire.
Kung Fu Panda 3
Il padre di Po, scomparso da tempo, riappare improvvisamente, e il duo finalmente riunito si reca in un “paradiso segreto dei panda” dove incontrerà decine di esilaranti nuovi personaggi. Quando però il super-cattivo Kai comincia a espandersi in tutta la Cina sconfiggendo tutti i maestri di kung fu, Po dovrà fare l’impossibile e addestrarsi, in un villaggio pieno di amanti del divertimento, insieme ai fratelli maldestri, per riuscire a diventare la banda più imbattibile di Kung Fu Panda!
Heidi
Heidi è una bambina felice che vive in compagnia del nonno in una piccola casetta sulle montagne svizzere. Insieme al suo migliore amico Peter si diverte prendendosi cura delle caprette e godendosi la libertà della vita sui monti. Ma queste giornate spensierate si interrompono quando la zia Dete decide di portare Heidi a Francoforte. Lì dovrà fare compagnia a Klara, la figlia del ricco Signor Seseman, e insieme a lei imparare a leggere e scrivere sotto la supervisione della severa signorina Rottnmeier. In città Heidi conoscerà quindi un’amica inseparabile e l’amore per la lettura, ma la nostalgia delle sue amate montagne e di suo nonno si faranno sentire presto.
 
Remember
Il 90enne Zev scopre che la guardia nazista che assassinò la sua famiglia circa 70 anni fa vive attualmente in America sotto falso nome. Malgrado le evidenti sfide che la scelta comporta, Zev decide di portare a termine una missione per rendere una giustizia troppo a lungo rimandata ai suoi cari, portandola a compimento con la sua stessa mano ormai tremolante. La sua decisione dà l’avvio a uno straordinario viaggio intercontinentale con conseguenze sorprendenti.
Un coinvolgente thriller, congeniale alla cifra creativa del regista canadese Atom Egoyan, in cui quasi nulla è come ci appare. Non immaginerete neanche lontanamente di quale pasta sia realmente fatto il meticoloso, sofisticato piano di vendetta che vediamo perseguito e messo in scena e infine realizzato. Forse non tutto ha una spiegazione. Ma ciò non disturba più di tanto, anche grazie alle due interpretazioni, che riescono a rendere credibile anche ciò che non lo è.

Programmazione Cinema Italia dal 06-04 al 10-04

mercoledì 06 aprile ore 16.30 (€ 4) – 21 (€ 5): CAROL – cineforum
mercoledì 06 aprile ore 18.30: UNA VOLTA NELLA VITA – ingresso € 5
sabato 09 aprile ore 18.30: HEIDI – ingresso € 5
sabato 09 aprile ore 21: UN PAESE QUASI PERFETTO
domenica 10 aprile ore 16.30: HEIDI – ingresso € 5
domenica 10 aprile ore 18.30 – 21: UN PAESE QUASI PERFETTO
mercoledì 13 aprile ore 16.30 (€ 4): UN PAESE QUASI PERFETTO
mercoledì 13 aprile ore 18.15: FUOCOAMMARE – Orso d’oro Festival di Berlino 2016
mercoledì 13 aprile ore 21: LA GRANDE SCOMMESSA – cineforum

Carol
Un melodramma intimo che accende cuore e motore, avanzando contro le apparenze
New York, 1952. Therese Belivet è una giovane donna impiegata in un grande magazzino di Manhattan. Richard vorrebbe sposarla, Dannie vorrebbe baciarla ma lei ha occhi solo per Carol, una cliente distinta, rapita da un trenino elettrico e dal suo interesse. Un guanto dimenticato e un trenino acquistato dopo, Carol e Therese siedono ‘affamate’ in un café. Carol ha un marito da cui vuole divorziare e una bambina che vuole allevare, Therese un pretendente incalzante e un portfolio da realizzare. Sole dentro il rigido inverno newyorkese e congelate dalle rigorose convenzioni dell’epoca, Carol e Therese viaggiano verso Ovest e una nuova frontiera, che le scopre appassionate e innamorate. Nell’America della Guerra Fredda, che considerava l’omosessualità come un disturbo sociopatico della personalità, Carol e Therese sfideranno i giudizi morali e scioglieranno l’inverno nel cuore. Erede della bellezza artificiale di Douglas Sirk, Todd Haynes guadagna ai suoi melodrammi una dimensione (socio)politica, svolgendo temi che all’epoca di Sirk non potevano essere trattati direttamente. L’omosessualità, latente nel cinema dell’autore tedesco, emerge sulla superficie splendente del cinema di Haynes che come Sirk confida (sempre) in un personaggio femminile. Quello del titolo, interpretato da Cate Blanchett, e quello sottaciuto dal titolo ma rivelato dal film, incarnato da Rooney Mara. Incontrate a New York e a un passo dal Natale del 1952, Carol e Therese sono costrette a incarnare l’immagine perfetta di un sistema di valori. Nondimeno, contro la dittatura della società americana e della cultura domestica degli anni Cinquanta, cercano irriducibili l’affrancamento e l’amore. Ma i sentimenti, come i colori, in un melodramma non sono mai cosa semplice, è sempre una questione di caldo e di freddo che interagiscono in ogni immagine traducendo la complessità emozionale e le ambivalenze di una storia d’amore (im)possibile.
Una volta nella vita
Nella banlieu di Créteil, a sud-est di Parigi, il crogiolo di etnie e differenti confessioni religiose ha numeri ben sopra la media. Al liceo Léon Blum, in particolare, c’è una classe multiculturale litigiosa e indisciplinata che crea problemi al preside e al corpo docente. Solo la professoressa di storia, Anne Gueguen, pare essere in grado di farsi ascoltare da quei ragazzi. Non solo: contro il parere di tutti, inizialmente scoraggiata dagli studenti stessi, la Gueguen sceglie proprio la seconda esplosiva, anziché la gemella “europea” e più disciplinata, per partecipare al concorso nazionale della Resistenza e della Deportazione (CNRD) indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione. L’incontro con la memoria della Shoah avrà un impatto indelebile sulla vita e sul comportamento dei ragazzi della banlieu.
Fuor di finzione, l’esperienza reale del concorso letterario è stata di grande stimolo per il giovane Ahmed Dramé, che ha contattato la regista Marie-Castille Mention-Schaar e rievocato con lei quell’anno di liceo, e fornendole la base di partenza per questo film.
Quello che la professoressa insegna con successo è: il dovere, prima, di trovare le proprie parole, e di non cadere nella trappola terribile del silenzio-assenso, e poi di fermare quelle stesse parole, non solo quelle irrispettose e inaccettabili, ma tutte, e di opporre loro un silenzioso rispetto. Quando, nel museo dell’Olocausto, sono le ragazzine stesse a dire con un fil di voce che hanno deciso di trattenersi, che l’altro impegno è rimandabile mentre questo no, il film è arrivato a segno, nella sua vocazione didattica e non solo.
La scuola, origine e destinatario ideale di questo lavoro, è ritratta, con ottimismo e speranza, come il luogo possibile della trasmissione, non solo del sapere, ma ancor più del saper imparare
Heidi
Heidi è una bambina felice che vive in compagnia del nonno in una piccola casetta sulle montagne svizzere. Insieme al suo migliore amico Peter si diverte prendendosi cura delle caprette e godendosi la libertà della vita sui monti. Ma queste giornate spensierate si interrompono quando la zia Dete decide di portare Heidi a Francoforte. Lì dovrà fare compagnia a Klara, la figlia del ricco Signor Seseman, e insieme a lei imparare a leggere e scrivere sotto la supervisione della severa signorina Rottnmeier. In città Heidi conoscerà quindi un’amica inseparabile e l’amore per la lettura, ma la nostalgia delle sue amate montagne e di suo nonno si faranno sentire presto.
 
Un paese quasi perfetto
La storia è ambientata a Pietramezzana, un paese di piccole dimensioni isolato nelle Dolomiti lucane. Questo luogo sperduto rischia seriamente di scomparire, dato che i giovani decidono di abbandonarlo per andare a vivere in città, mentre i pochi rimasti, per la maggior parte ex minatori, si trovano a vivere in una situazione precaria con la cassa integrazione che rischia di tramutarsi in disoccupazione definitiva. Gli abitanti potrebbero scoraggiarsi per questo motivo ed invece non lo fanno affatto, anzi, trascinati da un esuberante Domenico, interpretato da Silvio Orlando, non mollano affatto le speranze. Un giorno, si profila l’ipotesi di apertura di una fabbrica e vedendo in essa la soluzione dei loro numerosi problemi, cercano di attivarsi affinché tutto proceda per il meglio. La prima cosa che gli abitanti pensano di fare è quella di cercare un medico, perché senza questa figura professionale non vi sono speranze di avere una fabbrica. La ricerca termina nel momento in cui si imbattono in Gianluca, alias Fabio Volo, un chirurgo estetico di Milano.
Il difficile per i cittadini di Pietramezzana è convincere l’uomo a rimanere in questo posto fuori dal mondo. Le proveranno davvero tutte, non solo cercando di non fargli mancare le piccole cose quotidiane come sushi, sonorità jazz e connessione internet, ma persino arruolando dei giocatori per formare una squadra di cricket.

Programmazione Cinema Italia dal 22-03 al 03-04

mercoledì 23 marzo ore 16.30 (€ 4) – 18.30 (€ 5) – 21 (€ 5): THE LOBSTER – cineforum
lunedì 28 marzo ore 16.30: IL SENTIERO DELLA FELICITA’ – ingresso € 5
lunedì 28 marzo ore 18.30 – 21: BROOKLYN
mercoledì 30 marzo ore 18.30: UNA VOLTA NELLA VITA – ingresso € 5
mercoledì 30 marzo ore 16.30 (€ 4) e 21 (€ 5): STEVE JOBS – cineforum
sabato 02 aprile ore 18.30: KUNG FU PANDA 3 – ingresso € 5
sabato 02 aprile ore 21: BROOKLYN
domenica 03 aprile ore 16.30 e 18.30: KUNG FU PANDA 3 – ingresso € 5
domenica 03 aprile ore 21 (€ 5): BROOKLYN 

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The lobster
In un futuro prossimo e immaginario essere single oltre una certa età è vietato, pena l’arresto e la deportazione in un grande hotel nel quale si è obbligati a trovare l’anima gemella in 45 giorni di tempo, tra punizioni e questionari assurdi. Uomini d’affari, professionisti, donne in carriera e individui meno realizzati tutti insieme sono costretti a cercare un affiatamento possibile perchè se non dovessero trovarlo nel mese e mezzo a disposizione saranno trasformati in un animale a loro scelta.
Appena fuori dall’hotel c’è un bosco dove si trovano i ribelli, individui fuggiti dall’hotel che vivono liberi e single a cui non è concesso di stare con nessuno. Il protagonista passerà prima nel grande hotel senza trovare quell’amore obbligatorio che troverà in mezzo ai ribelli, là dove non è consentito.
Cosa succederebbe se potessimo andare in deroga ad alcune fondamentali regole sociali? Quante delle strutture, delle convenzioni e delle ipocrisie che il vivere in una società ci impone rimarrebbero tali e quanto invece potremmo sviluppare forme d’interazione nuove? Yorgos Lanthimos sembra chiederselo in ognuno dei suoi film e la risposta che si dà oscilla costantemente tra il pessimistico e il grottesco: non molto cambierebbe, nemmeno una revisione degli assunti di base può salvare l’uomo da se stesso.
Il sentiero della felicità
La vita e il messaggio dello swami Paramahansa Yogananda (1893 – 1952), portavoce della tradizione yogica in occidente e autore del best seller Autobiografia di uno Yogi. L’infanzia nel continente indiano, la morte della madre, il decennio di apprendimento nell’eremo del maestro Sri Yukteswar, l’approdo a Boston e la sua prima relazione: La scienza della religione, il trasferimento a Los Angeles e la fondazione del Self-Realization  Fellowship, le conferenze itineranti e il successo, le calunnie della stampa statunitense, il ritorno in India e il contatto con Gandhi, la morte del suo guru, l’ultimo addio al termine di un discorso
 
Brooklyn
Eilis sta per partire per l’America, in Irlanda sembra non avere un futuro e la famiglia, aiutata dal prete, la spedisce nel nuovo mondo in nave. Sono gli anni ’50. A New York si ambienta a fatica e combatte con un’insopprimibile nostalgia fino a che non conosce un ragazzo italoamericano.
Non vuole inventare niente Nick Hornby, che adatta per lo schermo la storia di un’emigrante che lotta prima contro la nostalgia e in seguito per affermare il proprio diritto a una vita indipendente. Semmai vuole ripercorrere orme più grandi, lasciate da molti prima di lui. Forse proprio per la ragionevole umiltà artistica, unita alla consueta arroganza intellettuale dei suoi testi che non si vergognano di intendere i sentimenti come materia complessa che fiorisce in persone semplici, Brooklyn suona così riuscito. Del melodramma questo film così fieramente tradizionalista ha tutto, dalle malattie alle angherie fino al doppio amore e all’insopprimibile dilaniamento dell’animo, ma è anche evidente che questa celebrazione dell’America come mondo nuovo, non solo oggettivamente ma anche soggettivamente per la sola vita della protagonista, cela il desiderio di avere una scusa per scrivere il più naive e dolce degli animi femminili. C’è una qualità commovente nella dimessa eroina di Saoirse Ronan, nella sua dignitosa compostezza e nella maniera inibita con cui cerca il proprio posto nel mondo. Sul suo fisico gracile (“Attenta che agli italiani piacciono le donne in carne”, la avverte la sua datrice di lavoro) non si abbatte però solo lo struggimento del melò. Brooklyn sta molto attento ad usare i suoi colori caldi e i cambi di paesaggio (dall’Irlanda a New York e ritorno) per cercare di espandere la passione per i sentimenti incontenibili anche all’eccitazione della gioia o all’estasi dell’appartenenza.
Una volta tanto non è la qualità delle ambizioni a fare la differenza, ma la capacità di maneggiare la materia più semplice con la giusta delicatezza.
Una volta nella vita
Nella banlieu di Créteil, a sud-est di Parigi, il crogiolo di etnie e differenti confessioni religiose ha numeri ben sopra la media. Al liceo Léon Blum, in particolare, c’è una classe multiculturale litigiosa e indisciplinata che crea problemi al preside e al corpo docente. Solo la professoressa di storia, Anne Gueguen, pare essere in grado di farsi ascoltare da quei ragazzi. Non solo: contro il parere di tutti, inizialmente scoraggiata dagli studenti stessi, la Gueguen sceglie proprio la seconda esplosiva, anziché la gemella “europea” e più disciplinata, per partecipare al concorso nazionale della Resistenza e della Deportazione (CNRD) indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione. L’incontro con la memoria della Shoah avrà un impatto indelebile sulla vita e sul comportamento dei ragazzi della banlieu.
Fuor di finzione, l’esperienza reale del concorso letterario è stata di grande stimolo per il giovane Ahmed Dramé, che ha contattato la regista Marie-Castille Mention-Schaar e rievocato con lei quell’anno di liceo, e fornendole la base di partenza per questo film.
Quello che la professoressa insegna con successo è: il dovere, prima, di trovare le proprie parole, e di non cadere nella trappola terribile del silenzio-assenso, e poi di fermare quelle stesse parole, non solo quelle irrispettose e inaccettabili, ma tutte, e di opporre loro un silenzioso rispetto. Quando, nel museo dell’Olocausto, sono le ragazzine stesse a dire con un fil di voce che hanno deciso di trattenersi, che l’altro impegno è rimandabile mentre questo no, il film è arrivato a segno, nella sua vocazione didattica e non solo.
La scuola, origine e destinatario ideale di questo lavoro, è ritratta, con ottimismo e speranza, come il luogo possibile della trasmissione, non solo del sapere, ma ancor più del saper imparare
Steve Jobs
È il 1984 e manca pochissimo al lancio del primo Macintosh. Poi sarà la volta del NeXT nel 1988 e del iMac nel ’98. Scortato dal suo braccio destro, la fedelissima Joanna Hoffman, nel backstage che muta col mutare dei decenni e dei costumi, Steve Jobs affronta gli imprevisti dell’ultimo minuto, immancabili contrattempi che si presentano sotto forma di esseri umani e rispondono al nome di Lisa, sua figlia, di Chrisann Brennan, la madre di Lisa, Steve Wozniak, il partner dei leggendari inizi nel garage di Los Altos, John Sculley, CEO Apple, Andy Hertzfeld, ingegnere del software.
Non poteva non dotarsi di un perfetto design strutturale, ovvero di un’eccellente e funzionale idea “grafica”, il film di Danny Boyle sull’imprenditore visionario che ha inventato il mouse, le icone, l’iPhone, l’iPod e l’iPad, incarnando una concezione dell’innovazione che non inseguiva mai l’omologazione ma santificava l’anomalia. E non poteva non parlare, come tutto il cinema di Boyle, di un caso di “campo di distorsione della realtà”, per usare le parole del biografo di Jobs, Walter Isaacson, a cui si ispira liberamente il film.
Il film racconta davvero, con più sapienza che retorica, un direttore d’orchestra, e non lascia che la metafora resti una frase vuota, ad uso di critici cinematografici senza fantasia. Racconta un artista la cui personalità fa la differenza; qualcuno che possiede tanto la tecnica quanto la capacità interpretativa e sa alla fine far suonare ogni singolo strumento in accordo con la propria concezione generale dell’opera d’arte.
Kung Fu Panda 3
Il padre di Po, scomparso da tempo, riappare improvvisamente, e il duo finalmente riunito si reca in un “paradiso segreto dei panda” dove incontrerà decine di esilaranti nuovi personaggi. Quando però il super-cattivo Kai comincia a espandersi in tutta la Cina sconfiggendo tutti i maestri di kung fu, Po dovrà fare l’impossibile e addestrarsi, in un villaggio pieno di amanti del divertimento, insieme ai fratelli maldestri, per riuscire a diventare la banda più imbattibile di Kung Fu Panda!