MIA MADRE – 17 maggio ore 21

“(…) (Giulia Lazzarini, miracolo di levità e profondità) mette tutti di fronte ai propri limiti, riapre antiche ferite, crea continue occasioni di inadeguatezza, comiche e insieme tragiche come in tutto Moretti. (…) mentre il caos del set e quello dell’esistenza si sommano in un unico vortice, quella signora soave, ex professoressa di latino, amatissima dagli ex allievi e dalla nipotina liceale, che capisce molto meglio della madre, declina, riceve annoiandosi un poco gli amici di sempre, perde pian piano le sue facoltà, si prepara a suo modo all’ultimo viaggio, magari sognando di passeggiare nel giardino dell’ospedale (un po’ come Roberto Herlitzka-Aldo Moro in ‘Buongiorno, notte’ di Bellocchio, curiosamente). Lasciando ai figli, e alla figlia in particolare, il peso di quel presente che non capiscono e forse non amano (quelle comparse, così diverse dagli operai ideali della Buy…). Ma anche alcuni insegnamenti spigolosi che emergono nelle scene più belle di questo film straordinario, straziato e sommesso, stranamente pacificato, sempre attento a mantenere la giusta distanza dal suo soggetto incandescente, ma destinato a scavare nello spettatore a lungo dopo la visione. Come i classici latini della biblioteca materna, che la figlia accarezza in un gesto solo e finalmente d’amore.”
(Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 14 aprile 2015)
– IN CONCORSO AL 68. FESTIVAL DI CANNES (2015).

– CANDIDATO AI DAVID DI DONATELLO 2015 PER: MIGLIOR FILM, REGISTA, SCENEGGIATURA, PRODUTTORE, ATTRICE PROTAGONISTA (MARGHERITA BUY), ATTRICE NON PROTAGONISTA (GIULIA LAZZARINI), ATTORE NON PROTAGONISTA (NANNI MORETTI), TRUCCATORE (ENRICO IACOPONI), MONTATORE, FONICO DI PRESA DIRETTA.

I BAMBINI SANNO: 15 maggio ore 20.30 serata evento “COLTIVIAMO IL NOSTRO FUTURO”

I bambini sanno….tutto!
Non è una novità, ma poche volte ci rendiamo conto di trovarci al cospetto di bambini e adolescenti molto maturi che si sono fatta  un’idea su argomenti che mai avremmo pensato potessero fare parte del loro mondo….e ci stupiamo, restiamo, nel sentire certe risposte sicure e appropriate, come degli allocchi, dei babbei.
I bambini sono spugne, assorbono ogni cosa, e sono anche in grado di scegliere con consapevolezza dandoci delle lezioni di vita.
Il documentario coglie la dolcezza, l’ingenuità, la saggezza, la determinazione, l’accoglienza, la conoscenza, la cultura, la capacità.
Il regista con sensibilità, delicatezza e maestria ha saputo guidarli e ha realizzato un vero capolavoro.
Nelle “chiacchierate” ha lasciato tutto lo spazio possibile ai ragazzi che messi a proprio agio ci hanno regalato i loro pensieri e i loro punti di vista con molta semplicità e schiettezza.

SUITE FRANCESE – 13 maggio ore 21

Ambientato durante i primi anni dell’occupazione tedesca in Francia, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, racconta la storia della bellissima Lucile Angellier, abitante in un villaggio francese, che nell’attesa di ricevere notizie del marito prigioniero di guerra, vive un’esistenza soffocante insieme alla suocera, donna dispotica e meschina. La vita di Lucile viene stravolta quando i parigini in fuga si rifugiano nella cittadina dove vive e la città viene invasa dai soldati tedeschi che occupano le loro case. Inizialmente Lucile ignora la presenza di Bruno von Falk, un raffinato ufficiale tedesco che è stato dislocato nella loro abitazione. Ma dopo un’iniziale indifferenza, Lucile si risveglia e inizia a esplorare sentimenti sepolti che la porteranno inevitabilmente verso Bruno…

“(…) Kristin Scott Thomas, magnifica interprete (…). La gamma dei sentimenti e delle debolezze sono descritti con brillante, empatica misura da Dibb, riservandosi di dare al film una conclusione necessaria, che il romanzo non ha. Senza cedere alle secche del romanticismo.” (Luca Pellegrini, ‘Avvenire’, 26 febbraio 2015)

IO SONO MATEUSZ – serata evento venerdì 8 maggio

venerdì 8 maggio ore 20.45 – sabato 9 maggio ore 21

proiezioni a prezzo unico € 4

“Lo spettatore segue la storia di Mateusz attraverso la sua voce che esprime i pensieri e questo semplice espediente rende totale l’immedesimazione con lui, tanto che, nelle scene più drammatiche, si prova l’impulso di gridare al suo posto. Ma ‘Io sono Mateusz’ è tutt’altro che un film triste: il protagonista ha infatti un formidabile senso dell’umorismo e una volontà di ferro, tanto che spesso, durante il film, ci si chiede se molte delle persone ‘normali’ che lo circondano stiano meglio di lui. Come dice il regista Maciej Pieprzyca il film è un invito ad «affrontare i limiti e a trarre piacere dalla vita così com’è. La felicità può essere trovata nei modi più strani e in momenti inattesi».” (Eugenio Arcidiacono, ‘Famiglia Cristiana’, 12 marzo 2015)

VIVIANE – 6 maggio ore 21

“‘Viviane’ è uno di quei film miracolosi in cui sembra non succedere niente e invece avvince con momenti drammatici e ironici, con una intensa sceneggiatura e attori eccezionali: specialmente lei, Viviane, l’attrice Ronit Elkabetz, che è anche sceneggiatrice e regista del film assieme al fratello Shlomi. (…) La battaglia tra Viviane ed Elisha (Simon Abkarian ) e tra i due difensori, per lui il fratello Shimon (Sassen Gabay), per lei il bell’avvocato Carmel (Menashe Noy) è fatta di parole, di silenzi, di sguardi: irridenti, inflessibili, torvi quelli del marito, sofferenti, ostinati quelli di lei. Viviane ha una bellezza nobile e stanca, un viso pallido e intenso, meravigliosi capelli neri, che la religione considera un’ arma di seduzione scandalosa, raccolti sulla nuca e che in un momento di stanchezza e sfiducia lei scioglie e accarezza, un gesto sfrontato davanti ai rabbini che la richiamano immediatamente. Anche gli abiti segnano il crescere della sua insofferenza e voglia di ribellione. Prima vestita castamente di nero e in pantaloni, poi con una camicia bianca femminile, e ancora con le belle gambe nude e i tacchi alti o con una fiammeggiante camicia rossa. Alla fine porterà delle babbucce piatte, come per affrontare un futuro di libertà ma anche di rinuncia. (…) Viviane è l’ultima parte di una trilogia i cui precedenti film non sono stati distribuiti in Italia. Israele l’ha candidato per l’Oscar al film straniero (…).” (Natalia Aspesi, ‘La Repubblica’, 24 novembre 2014)

Note – SELEZIONATO ALLA 46. QUINZAINE DES RÉALISATEURS (CANNES 2014).
– CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2015 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.

SE DIO VUOLE

venerdì 1 maggio ore 21 – domenica 3 maggio ore 18 e 20.30

“Per il suo esordio alla regia Edoardo Falcone sceglie una commedia che indaga i segreti del cuore e i misteri dell’invisibile attraverso la ‘conversione’ di chi crede di essere Dio e si scopre un uomo. Il film gioca con luoghi comuni e pregiudizi in fatto di religione e due protagonisti, Giallini e Gassmann, capaci di trasmettere il ruolo importante che la fede può avere ogni giorno nella vita delle persone.” (Alessandra De Luca, ‘Avvenire’, 10 aprile 2015)

“Elaborazione non priva di originalità della scuola italiana di commedia, contiene l’energica volontà di liberarsi del birignao commediarolo. E il personaggio del prete offre a Gassmann un bel palcoscenico per perseguire l’obiettivo.” (Paolo D’Agostini, ‘La Repubblica’, 9 aprile 2015)

29 aprile: serata NUTRIRE IL FUTURO! – ore 20.45

Il sale della terra è un viaggio incredibile per il mondo visto dagli occhi e dall’obiettivo di Sebastiao Salgado, raccontanto da lui stesso, da suo filgio e da Wim Wenders attraverso una serie di fotografie a dir poco magnifiche. Forse è anche riduttivo chiamarle solo “fotografie”; le immagini che Salgado ha immortalato nel corso del suo girovagare da una parte all’altra del pianeta, sono un ritratto della bellezza del mondo e una testimonianza del male che il genere umano ha fatto (e continua a fare) ai doni del Creato; Salgado ha visitato e immortalato sconfinati territori inesplorati, foreste che sembrano incantate e regioni sperdute in capo al mondo, ma lungo il suo cammino è stato anche testimone di genocidi, carestie e brutalità di ogni genere. Wenders ne ha fatto un collage delle esperienze in fotogarfie di Salgado, scatenando nello spettaore emozioni e sentimenti forti e contrastanti. Grazie anche al supporto, fondamentale, della voce narrante del fotografo stesso, ci si commuove fino alle lacrime, si prova vergogna assistendo a quello che i nosti simili sono stati capaci di fare al mondo e agli esseri umani, si resta a bocca aperta davanti alla maestosità di certi paesaggi, si avvertono strette al cuore al passaggio di immagini esplicite ma mai gratuite e si finisce con il coraggio di nutrire ancora una speranza; se esistono uomini come Sebastiao Salgado e i suoi famigliari e collaboratori, non tutto è ancora perduto. Un documentario emozionante, poetico e scioccante. Un’opera che resta impressa nel cuore e nella testa.