Programmazione Cinema Italia dal 13-01 al 17-01

Mercoledì 13 gennaio ore 18.00: AMY – ingresso € 5
Mercoledì 13 gennaio ore 21: STAR WARS 7 – il risveglio della forza – cineforum
Sabato 16 gennaio ore 18.30 e 21: LA CORRISPONDENZA
Domenica 17 gennaio ore 16-18.30-21: LA CORRISPONDENZA

Amy
Miglior documentario europeo 2015
Candidato Oscar – 2015 miglior documentario
“La cosa più incredibile sono i mille fuori scena ripresi nei momenti più disparati che
ce la restituiscono in tutta la sua faccia tosta e la sua simpatia, qualsiasi cosa stesse facendo. La più toccante sono quei fogli a quadretti pieni di cancellature e cuoricini su cui scriveva i testi strazianti delle sue canzoni.
La scena più sorprendente è quella d’apertura, in cui canta ‘Happy Birthday’ con mille vocalizzi alla festa per i 14 anni di una sua amica – ed è già lei: ‘Amy’, come recita il titolo del bel documentario di Asif Kapadia (…) un piede nel passato e uno nel futuro (…) il film di Kapadia, che oltre a comporre un ritratto davvero complesso e commovente della persona e del suo mondo, costituisce una specie di ‘prova generale’ di ciò che saranno sempre più spesso i documentari oggi che gli archivi pubblici e privati traboccano di immagini riprese su ogni tipo di supporto, che moltiplicano all’infinito le possibilità di raccontare un personaggio. E volendo di reinventarlo, mistificarlo, tirarlo in una direzione o in un’altra, a piacimento. Difficile non pensare che Amy Winehouse è stata vittima anche di questa accelerazione, che non riguarda solo le star, anche se naturalmente la celebrità ce tuplica i rischi. (…)
Ma la cosa più bella del film di Kapadia, che peraltro non fa sconti a nessuno (il padre di Amy minaccia azioni legali), è anche il rispetto con cui tratta una storia così recente e dolorosa.
Limitando al massimo le interviste e usando solo il sonoro, mai le immagini dei testimoni, mentre sullo schermo un montaggio sapiente intreccia filmini di famiglia, dietro le quinte, programmi tv, scherzi con amici e fidanzati ritrovando, dentro questa vita così singolare e insieme così pubblica, un calore e un’intimità davvero incredibili”. (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 17 maggio 2015)
STAR WARS 7 – il risveglio della forza
Il settimo episodio della saga di Guerre Stellari potrebbe essere considerato per certi versi un remake del primo film (Episodio IV) dotato di diverse variazioni fondamentali. Di quell’esordio ne vuole avere la struttura e ne vuole ricalcare i passi e tutto ciò non fa che mettere in evidenza i punti in cui se ne distacca. Il Risveglio della Forza infatti, al contrario dei 6 film che l’hanno preceduto, ribalta il punto di vista su luce e lato oscuro, trovando così subito un nuovo motivo di interesse sul tema più abusato.
Nonostante infatti la protagonista del film sia indiscutibilmente la giovane Rey, non ci vuole un diploma di sceneggiatura per intuire che probabilmente il protagonista di questa nuova trilogia sarà un altro ancora, perché è un altro l’unico personaggio di cui viene introdotto un dilemma, l’unico ad avere scelte, problemi, conflitti e contrasti interiori. E al momento pare una scelta promettente.
Il Risveglio della Forza parte con 50 minuti di straordinario impatto, passo svelto, petto in fuori e sorriso smagliante, spettacolo puro, una macchina gigantesca che si muove con grazia invidiabile, coniugando effetti moderatamente speciali a soluzioni antiche. J.J. Abrams dimostra di guardare più a Spielberg che a Lucas e Episodio VII non fa eccezione, trabocca di soluzioni tecniche spielberghiane, non ne vuole avere il sentimentalismo naive ma ne abbraccia il montaggio sia interno che tradizionale. Teste che entrano nell’inquadratura, corpi che ne escono svelando qualcos’altro, raccordi annunciati dal nome del personaggio che comparirà, stacchi a strappo alternati alle classiche transizioni riprese da Fortezza Nascosta e ancora svelamenti di dettagli fondamentali che arrivano grazie ad un minimo movimento di macchina, Episodio VII ha una narrazione per immagini fantastica che coniuga le capriole e le evoluzioni viste nei trailer a tutto quel che di “invisibile” ma fondamentale il montaggio sa fare. Così Abrams conquista quel lido agognato da tutti in cui sta la sospensione dell’intrattenimento, la capacità di far correre una storia senza perdere lo sguardo, indirizzare lo spettatore rendendolo sempre conscio dell’ambiente in cui agiscono i personaggi. Il cinema d’avventura migliore
La corrispondenza
“La forza di un sentimento che non conosce ostacoli”
La corrispondenza è una storia d’amore dei nostri tempi. Forse vent’anni fa si sarebbe potuto classificarla come una storia di fantascienza, l’intreccio poteva sembrare qualcosa al di fuori del mondo. Ma oggi no, perché tutto ciò che vi si racconta è assolutamente realistico. E’ una storia sull’amore che non conosce ostacoli di nessuna natura, sulla forza di questo sentimento così grande e misterioso.
L’idea del film,dice Giuseppe Tornatore, come spesso mi è capitato, è molto antica. Originariamente prevedeva un protagonista maschile e diversi personaggi femminili, ma non mi persuadeva del tutto, e continuavo a tenerla chiusa nel cassetto. In seguito ho ritenuto di rimodellare la storia basandola solo su due personaggi, un uomo e una donna. Poi, grazie alle evoluzioni della tecnologia in tema di comunicazione, è diventato un progetto maturo per essere raccontato.
Una giovane studentessa universitaria impiega il tempo libero facendo la controfigura per la televisione e il cinema. La sua specialità sono le scene d’azione, le acrobazie cariche di suspense, le situazioni di pericolo che nelle storie di finzione si concludono fatalmente con la morte del suo doppio. Le piace riaprire gli occhi dopo ogni morte. La rende invincibile, o forse l’aiuta a esorcizzare un antico senso di colpa. Ma un giorno il professore di astrofisica di cui è profondamente innamorata sembra svanire nel nulla. E’ fuggito? Per quale ragione? E perché lui continua a inviarle messaggi in ogni istante della giornata?
Con queste domande, che conducono la ragazza lungo la strada di un’indagine molto personale, inizia la storia del film.

Programmazione Cinema Italia dal 04-01 al 10-01

Mercoledì 06 gennaio ore 16 e 18.15 – IL PICCOLO PRINCIPE di M. Osborne
Mercoledì 06 gennaio ore 20.30 – STAR WARS 7 di J.J. Abrams
Venerdì 08 gennaio ore 18.30: AMY – ingresso € 5
Venerdì 08 gennaio ore 21: FRANNY
Sabato 09 gennaio ore 16.15: IL PICCOLO PRINCIPE – ingresso € 5
Sabato 09 gennaio ore 18.30: AMY – ingresso € 5
Sabato 09 gennaio ore 21: FRANNY
Domenica 10 gennaio ore 16: IL PICCOLO PRINCIPE – ingresso € 5
Domenica 10 gennaio ore 18.15: FRANNY
Domenica 10 gennaio ore 20.30: FRANNY – ingresso € 5

Il piccolo principe
Il film riprende la vicenda raccontata nel romanzo (un pilota si schianta nel deserto e incontra un bambino che proviene da un pianeta lontano e che gli racconta la sua storia) incrociandola con quella di una bambina senza nome (se lui è The little Prince, lei è The little Girl, la ragazzina). La sua mamma la sta preparando ad una vita di impegno e sacrificio per entrare nel mondo degli adulti, ma mentre sta studiando con dedizione dalla finestra aperta plana sulla sua scrivania un aeroplanino di carta. Così avviene l’incontro tra la ragazzina e l’aviatore, un ipotetico Saint-Exupery ormai invecchiato, ispirato allo scrittore che nella realtà è scomparso a 44 anni. L’aeroplanino è fatto con un foglio strappato su cui è tratteggiata l’iconica immagine del Piccolo Principe, quella creata dallo stesso autore, e che dalla prima edizione del ’43 ha sempre accompagnato la pubblicazione del romanzo. “Il film è anche il riflesso del mio stress di genitore e delle mie paure come adulto: penso che i bambini siano sempre stati stressati, credo di esserlo stato pure io da bambino. Quello che volevamo fare nel film era una specie di satira di quello che vuole dire essere un adulto, un genitore e così ci siamo inventati questa sorta di programma a vita che la mamma impone alla figlia. Quello che vorrei è che i genitori vedendo il film riuscissero a riderne e a dire: oddio siamo noi! Io stesso come genitore devo controllarmi dall’essere un padre troppo preoccupato delle attività dei miei figli, dei loro programmi.  L’impulso di proteggere i nostri figli può rischiare di trasformarci in mostri del controllo e questo è quello che abbiamo cercato di prendere in giro. E sarebbe bello che riuscissimo a ridere di noi stessi ridendo di questa mamma”.
STAR WARS 7 – il risveglio della forza
Il settimo episodio della saga di Guerre Stellari potrebbe essere considerato per certi versi un remake del primo film (Episodio IV) dotato di diverse variazioni fondamentali. Di quell’esordio ne vuole avere la struttura e ne vuole ricalcare i passi e tutto ciò non fa che mettere in evidenza i punti in cui se ne distacca. Il Risveglio della Forza infatti, al contrario dei 6 film che l’hanno preceduto, ribalta il punto di vista su luce e lato oscuro, trovando così subito un nuovo motivo di interesse sul tema più abusato.
Nonostante infatti la protagonista del film sia indiscutibilmente la giovane Rey, non ci vuole un diploma di sceneggiatura per intuire che probabilmente il protagonista di questa nuova trilogia sarà un altro ancora, perché è un altro l’unico personaggio di cui viene introdotto un dilemma, l’unico ad avere scelte, problemi, conflitti e contrasti interiori. E al momento pare una scelta promettente.
Il Risveglio della Forza parte con 50 minuti di straordinario impatto, passo svelto, petto in fuori e sorriso smagliante, spettacolo puro, una macchina gigantesca che si muove con grazia invidiabile, coniugando effetti moderatamente speciali a soluzioni antiche. J.J. Abrams dimostra di guardare più a Spielberg che a Lucas e Episodio VII non fa eccezione, trabocca di soluzioni tecniche spielberghiane, non ne vuole avere il sentimentalismo naive ma ne abbraccia il montaggio sia interno che tradizionale. Teste che entrano nell’inquadratura, corpi che ne escono svelando qualcos’altro, raccordi annunciati dal nome del personaggio che comparirà, stacchi a strappo alternati alle classiche transizioni riprese da Fortezza Nascosta e ancora svelamenti di dettagli fondamentali che arrivano grazie ad un minimo movimento di macchina, Episodio VII ha una narrazione per immagini fantastica che coniuga le capriole e le evoluzioni viste nei trailer a tutto quel che di “invisibile” ma fondamentale il montaggio sa fare. Così Abrams conquista quel lido agognato da tutti in cui sta la sospensione dell’intrattenimento, la capacità di far correre una storia senza perdere lo sguardo, indirizzare lo spettatore rendendolo sempre conscio dell’ambiente in cui agiscono i personaggi. Il cinema d’avventura migliore
AMY
Miglior documentario europeo 2015
Candidato Oscar 2015 – miglior documentario
“La cosa più incredibile sono i mille fuori scena ripresi nei momenti più disparati che ce la restituiscono in tutta la sua faccia tosta e la sua simpatia, qualsiasi cosa stesse facendo. La più toccante sono quei fogli a quadretti pieni di cancellature e cuoricini su cui scriveva i testi strazianti delle sue canzoni.
La scena più sorprendente è quella d’apertura, in cui canta ‘Happy Birthday’ con mille vocalizzi alla festa per i 14 anni di una sua amica – ed è già lei: ‘Amy’, come recita il titolo del bel documentario di Asif Kapadia (…) un piede nel passato e uno nel futuro (…) il film di Kapadia, che oltre a comporre un ritratto davvero complesso e commovente della persona e del suo mondo, costituisce una specie di ‘prova generale’ di ciò che saranno sempre più spesso i documentari oggi che gli archivi pubblici e privati traboccano di immagini riprese su ogni tipo di supporto, che moltiplicano all’infinito le possibilità di raccontare un personaggio. E volendo di reinventarlo, mistificarlo, tirarlo in una direzione o in un’altra, a piacimento. Difficile non pensare che Amy Winehouse è stata vittima anche di questa accelerazione, che non riguarda solo le star, anche se naturalmente la celebrità centuplica i rischi. (…) Ma la cosa più bella del film di Kapadia, che peraltro non fa sconti a nessuno (il padre di Amy minaccia azioni legali), è anche il rispetto con cui tratta una storia così recente e dolorosa. Limitando al massimo le interviste e usando solo il sonoro, mai le immagini dei testimoni, mentre sullo schermo un montaggio sapiente intreccia filmini di famiglia, dietro le
quinte, programmi tv, scherzi con amici e fidanzati ritrovando, dentro questa vita così singolare e insieme così pubblica, un calore e un’intimità davvero incredibili”. (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 17 maggio 2015)
Franny
Richard Gere è Franny, un milionario filantropico, sopra le righe, senza famiglia, né lavoro,
convinto di poter alleviare il suo senso di colpa con i soldi e la morfina. Quando, dopo cinque anni, Olivia (Dakota Fanning) l’unica figlia dei suoi più cari amici tragicamente scomparsi, ritorna nella sua vita, per non perdere anche lei, è costretto a mettere a nudo il suo dolore e le sue debolezze.
Il film è l’opera prima di Andrew Renzi, promettente regista di corti e documentari che per il suo debutto ha centrato in pieno la scelta del suo attore protagonista. Richard Gere. Perché, al di là della sceneggiatura debole, delle mancanze strutturali o di alcune scelte poco convincenti, il nucleo della pellicola è indubbiamente Mister Gere, capace di portare sullo schermo un esilarante miliardario, che demolisce stereotipi e inverte luoghi comuni. Divertente anche nel nome, Franny è uno di quei personaggi a tutto tondo, dove ogni particolare è al servizio del quadro generale.
Capelli bianchissimi lasciati crescere nei momenti di depressione, occhi che sono fessure di luce sorridenti e rassicuranti, colorito del volto mutevole in base alle emozioni, foulard al collo per ravvivare e abbellire. Franny è tante cose insieme……

Programmazione Cinema Italia dal 28-12 al 03-01

Lunedì 28 dicembre ore 18.30  – BELLE E SEBASTIEN-l’avventura continua – € 5
Lunedì 28 dicembre ore 21  – HEART OF THE SEA – Le origini di Moby Dick – € 5
Martedì 29 dicembre ore 18.30 – BELLE E SEBASTIEN-l’avventura continua – € 5
edì 29 dicembre ore 21  – HEART OF THE SEA – Le origini di Moby Dick – € 5
Mercoledì 30 dicembre ore 18.30 – BELLE E SEBASTIEN-l’avventura continua – € 5
Mercoledì 30 dicembre ore 21  – CHIAMATEMI FRANCESCO di D. Lucchetti – € 4
Sabato 02 dicembre ore 16  – BELLE E SEBASTIEN-l’avventura continua  –  € 5
Sabato 02 dicembre ore 18 e 20.45  – STAR WARS 7 di J.J. Abrams
Domenica 03 dicembre ore 16  – BELLE E SEBASTIEN-l’avventura continua  – € 5
Domenica 03 dicembre ore 18 e 20.45 – STAR WARS 7 di J.J. Abrams
Mercoledì 06 gennaio ore 16 e 18.15 – IL PICCOLO PRINCIPE – € 5
Mercoledì 06 gennaio ore 20.30 – STAR WARS 7 di J.J. Abrams 
BELLE E SEBASTIEN – l’avventura continua
Secondo capitolo di un’annunciata trilogia, Belle e Sebastien – L’avventura continua si differenzia dal precedente episodio grazie al taglio di pura e semplice ‘avventura’ pensato dagli sceneggiatori Fabien Suarez e Juliette Sales, che hanno così concentrato le proprie attenzioni su nuovi ‘rapporti’. Se due anni fa avevamo principalmente assistito alla nascita di un’amicizia, quella tra la gigantesca Belle e il silenzioso Sebastien, in questo sequel scatta lo step padre-figlio, inedito e travolgente per lo stesso giovane protagonista. Un volto, quello di Félix Bossuet, maturato sotto tutti i punti di vista, tanto dall’essere l’assoluto protagonista di un’opera produttivamente impegnativa ed emotivamente in grado, ancora una volta, di suscitare sane reazioni.
Immerso nella meravigliosa natura dell’Alta Moriana della Vanoise, il giovane Sebastien si ritroverà a dover prendere coraggiose decisioni, incrociando sul proprio cammino volti che gli faranno più volte battere il cuore. Non solo suo padre, anarchico e cocciuto proprio come lui, ma anche una giovane ragazzina italiana che finirà per ‘sedurlo’, per non parlare di quella Angelina cercata in lungo e in largo e di quel ‘nonno César da ritrovare dopo giorni di lontananza. Un’avventura da digerire in pochi giorni, quella scritta dai due sceneggiatori, che hanno poi assegnato un posto in prima fila all’elemento del fuoco, decisamente ben ‘gestito’ dal regista Duguay, tra imponenti incendi reali ed altri ricreati in CG.
Il film di Duguay ha il raro pregio della delicatezza, che mai si fa ‘volgare’ nella sua ricercata ostentazione. Perché i legami d’affetto dei protagonisti seminano continuamente tracce di credibilità, arrivando al nocciolo dei sentimenti tramite piccoli gesti. Un abbraccio, uno sguardo, due mani che si stringono, un sorriso, un ‘colpo di fulmine’. Molto del merito, va detto, ricade sui due mattatori, ovvero la meravigliosa Belle e lo straordinario Félix, bimbo di 10 anni dal talento travolgente qui passato alla fase ‘adolscenziale’. Dopo la solitudine del primo capitolo, il suo Sebastien è in questo caso un fiume in piena, un piccolo grande eroe impavido e monello neanche a dirlo protetto ‘a vista’ dal gigantesco amico a quattro zampe. “Belle & Sebastien. L’avventura continua” è una fiaba che mostra il coraggio dei personaggi, ma anche la loro fragilità e il loro percorso di crescita.
HEART OF THE SEA – le origini di Moby Dick
Ron Howard racconta l’odissea della baleniera Essex che ha ispirato “Moby Dick”.
Heart of the Sea fa propri dei toni avventureschi che francamente mancavano ad Hollywood. Le implicazioni di cui sopra vengono schiacciate da tanta magnificenza visiva, che c’è e che a conti fatti rappresenta il fulcro..
La direzione intrapresa è quella dello spettacolo puro, prendere o lasciare. In un contesto da film d’avventura, che è altra cosa rispetto a certi action sgangherati, smaccatamente hollywoodiani; perché questa è una macchina che quando viene fatta funzionare funziona per davvero. La prima metà del film in tal senso si comporta in maniera pressoché impeccabile: da quando Chase s’imbarca sulla Essex ed ha inizio il suo braccio di ferro “morale” col capitano Pollard, passando per i lunghi mesi di traversata, le prime balene catturate e via dicendo. Poi arriva lei, La balena, quella che già, si apprende, ha devastato un’imbarcazione spagnola.
Si ha l’impressione di essere proprio lì, sulla Essex, bagnati, sballottati, fottutamente impauriti. E si è finanche mossi dalla stessa curiosità, mossi dal desiderio di scoprire cosa viene dopo, cosa ci aspetta nella prossima
 
CHIAMATEMI FRANCESCO
Chiamatemi Francesco ricostruisce il percorso di Jorge Mario Bergoglio dalla scelta di lasciare gli studi di chimica, la fidanzata per seguire la vocazione ed entrare poco più che ventenne nell’ordine dei Gesuiti, attraverso i difficili anni della dittatura, come Padre Provinciale responsabile di un istituto dove finì per nascondere semineristi e giovani che sfuggivano dalla polizia di Videla. Dalla drammatica esperienza dei desaparecidos e del terrorismo di stato, Bergoglio ne esce provato e da qui matura la decisione di occuparsi degli ultimi, il film racconta gli anni Novanta e il suo impegno come sacerdote di strada. Fino alla chiamata che viene direttamente dal Papa, da Giovanni Paolo II che attraverso la figura del cardinale Quarracino arcivescovo di Buenos Aires gli chiede di diventare vescovo ausiliare della metropoli argentina e di occuparsi soprattutto delle periferie. Fino alla storica giornata dell’11 febbraio 2013 quando Papa Benedetto annuncia il suo ritiro e si prepara il conclave che eleggerà Bergoglio Pontefice, il film si chiude sulle vere immagini di Piazza San Pietro: “Buonasera!
“La preoccupazione più grande era quella di non fare il santino – dice Luchetti – volevo evitare quei momenti dei biopic in cui il regista in qualche modo dà di gomitata al pubblico per dire vedi già si capiva che sarebbe diventato Papa. Il mio modello è stato The Queen di Stephen Frears, ho cercato l’asciuttezza inglese. Per raccogliere informazioni sulla sua giovinezza abbiamo fatto un lungo viaggio in Argentina, abbiamo parlato con tantissime persone, amici, fedeli, praticamente a Buenos Aires non esiste persona che non abbia un ricordo personale sul Papa. Poi però ho smesso di pensare che fosse una persona viva e vegeta e che abitava ad un chilometro da casa mia, ho persino smesso di leggere i giornali che parlavano del Papa. Oggi scopro che è in Africa e che è un viaggio importante”.
Certo per Bergoglio potrebbe essere una visione dolorosa, i momenti drammatici della dittatura sono raccontati con molto realismo (“mi sono affidato molto al mio cosceneggiatore argentino – dice Luchetti – mi ha aiutato a tenere la barra alta”): i compagni scomparsi, la sua professoressa di chimica gettata da un aereo militare nell’oceano come è avvenuto a tanti scomparsi.
Interpreta il Bergoglio giovane l’attore argentino Rodrigo De La Serna che dice: “Ho sentito principalmente la responsabilità di ritrarre una figura di quella statura, la difficoltà non è stato tanto interpretarlo in modo credibile esteriormente quanto rendere la sua emotività, interiorità e spiritualità soprattutto, questo è un personaggio che mi ha insegnato quasi a pregare”.
STAR WARS 7 – il risveglio della forza 
Luke Skywalker è scomparso. La mappa con il luogo in cui si è nascosto suscita l’attenzione di molti: di Primo Ordine, organizzazione paramilitare che si richiama all’Impero Galattico cercando di restaurarne l’autorità, e della Resistenza, gruppo di repubblicani decisi a contrastare l’autoritarismo di Primo Ordine.
Quando Kylo Ren, malvagia pantomima di Darth Vader, scopre che la mappa si trova all’interno di un droide, si scatena una caccia all’uomo senza tregua, che coinvolgerà Finn, uno Stormtrooper che ha deciso di non uccidere, e Rey, una ragazza che vive rivendendo cianfrusaglie recuperate da astronavi.
Dopo 32 lunghi anni la saga di Star Wars ha un seguito. Transitata dalle mani di George Lucas a quelle della Disney, la serie viene affidata a J.J. Abrams, creatore di Lost, già dimostratosi capace di rivitalizzare Star Trek. Le mani giuste, a giudicare dall’entusiasmo suscitato dai trailer prima e dal film poi, realizzato con i fan e le loro esigenze in mente, cercando di allontanarsi il più possibile, visivamente e narrativamente, dalla deriva presa da George Lucas nella trilogia prequel.
Abrams non tenta di riscrivere un’epica, non prova nemmeno a porsi su livelli rischiosi e impossibili da rendere attuali. Preferisce dichiarare immediatamente la resa di fronte a un mito così impossibile da scalfire che si può solo emulare. Il romanzo di iniziazione di un nuovo gruppo di eroi, catapultati in un’avventura più grande di loro, non può quindi che ripercorrere la struttura narrativa e gli stilemi dell’episodio originale, Guerre stellari o Star Wars IV – Una nuova speranza, di cui Il risveglio della Forza pare un remake sotto mentite spoglie, più che un sequel. Così facendo Abrams attribuisce a Lucas la valenza di classico che non si può riscrivere, al pari di Shakespeare o Omero, e insieme accontenta i fan e prepara il terreno per un’invasione mediatico-commerciale su vasta scala.
IL PICCOLO PRINCIPE
Il futuro di una bambina è totalmente pianificato con rigidità dalla madre, che ne decide momenti di studio e svago al fine di renderla pronta per la nuova prestigiosa scuola, ma soprattutto per quando sarà adulta. I ritmi procedono come programmato, finché lo strambo vicino di casa, vecchio aviatore, non cattura la sua
attenzione con una pagina scritta a mano, su cui racconta e disegna la storia del suo incontro con un bambino nel mezzo del deserto. Col passare del tempo i due sono sempre più uniti, nella casa dell’anziano la piccola riscopre il piacere delle piccole cose e il divertimento della fantasia, lontana finalmente dal grigiore e della serialità in cui è abituata a vivere. Un’isola felice destinata ad affondare. I due amici vengono allontanati, e il vecchio ricoverato in ospedale: solo una persona più salvarlo, e così la bambina parte alla sua ricerca in un incantevole seppur pericoloso e avventuroso viaggio.

Programmazione Cinema Italia dal 23-12 al 27-12

Mercoledì 23 dicembre ore 18.30  – IL VIAGGIO DI ARLO di P. Sohn – ingresso unico € 5
Mercoledì 23 dicembre ore 21 – CHIAMATEMI FRANCESCO di D. Lucchetti
Sabato 26 dicembre ore 16  – IL VIAGGIO DI ARLO di P. Sohn – ingresso unico € 5
Sabato 26 dicembre ore 18 e 20.30  – HEART OF THE SEA – Le origini di Moby Dick di R. Howard
Domenica 27 dicembre ore 16  – CHIAMATEMI FRANCESCO di D. Lucchetti
Domenica 27 dicembre ore 18 – IL VIAGGIO DI ARLO di P. Sohn – ingresso unico € 5
Domenica 27 dicembre ore 20.30  – HEART OF THE SEA – Le origini di Moby Dick di R. Howard

IL VIAGGIO DI ARLO
Prendete un dinosauro pauroso di nome Arlo e un piccolo cavernicolo di nome Spot che ulula come un lupo e che si comporta come un cane. Shakerate il tutto e condite l’impasto con un viaggio preistorico fatto di peripezie, di lucciole danzanti e di grandi lezioni di vita. Cosa otterrete? Ebbene l’ultimo magico film Disney Pixar Il viaggio di Arlo, diretto da Peter Sohn.
Il lungometraggio è una piccola delizia per gli occhi e per il cuore, ed è adatto per grandi e piccini. Di fatto, si pone un bizzarro interrogativo: che cosa sarebbe successo se l’asteroide che ha cambiato per sempre la vita sulla Terra non avesse colpito il nostro pianeta e i dinosauri non si fossero mai estinti?
La pellicola mostra paesaggi mozzafiato ispirati ai paesaggi del nord-ovest degli Stati Uniti e catapulta Arlo in un ambiente vasto e misterioso che lo costringe ad affrontare le proprie paure. Il suo sarà un percorso fisico ed emotivo, nel corso del quale incontrerà molti personaggi particolari, come i T-Rex cowboy.
Insomma, Il viaggio di Arlo è un film spassoso, che gioca sull’inversione dei ruoli, che mostra il lato bestiale degli umani e quello umano delle bestie. È una pellicola spettacolare che mischia action, formazione, ambientazione western e spazi incontaminati da togliere il fiato. Di fatto, la cura dei dettagli è strabiliante. L’ambientazione non si limita al paesaggio esterno, ma presenta anche incredibili variazioni climatiche.
Il viaggio di Arlo col suo picaresco racconto è uno squisito film per famiglie, perché è ricco di emozioni, di ritmo, di poesia e di un delizioso sense of humour. È una visione cinematografico semplice e incantata. Una dolcissima favola capace di divertire, ma soprattutto di intenerire.
CHIAMATEMI FRANCESCO
Chiamatemi Francesco ricostruisce il percorso di Jorge Mario Bergoglio dalla scelta di lasciare gli studi di chimica, la fidanzata per seguire la vocazione ed entrare poco più che ventenne nell’ordine dei Gesuiti, attraverso i difficili anni della dittatura, come Padre Provinciale responsabile di un istituto dove finì per nascondere semineristi e giovani che sfuggivano dalla polizia di Videla. Dalla drammatica esperienza dei desaparecidos e del terrorismo di stato, Bergoglio ne esce provato e da qui matura la decisione di occuparsi degli ultimi, il film racconta gli anni Novanta e il suo impegno come sacerdote di strada. Fino alla chiamata che viene direttamente dal Papa, da Giovanni Paolo II che attraverso la figura del cardinale Quarracino arcivescovo di Buenos Aires gli chiede di diventare vescovo ausiliare della metropoli argentina e di occuparsi soprattutto delle periferie. Fino alla storica giornata dell’11 febbraio 2013 quando Papa Benedetto annuncia il suo ritiro e si prepara il conclave che eleggerà Bergoglio Pontefice, il film si chiude sulle vere immagini di Piazza San Pietro: “Buonasera!
“La preoccupazione più grande era quella di non fare il santino – dice Luchetti – volevo evitare quei momenti dei biopic in cui il regista in qualche modo dà di gomitata al pubblico per dire vedi già si capiva che sarebbe diventato Papa. Il mio modello è stato The Queen di Stephen Frears, ho cercato l’asciuttezza inglese. Per raccogliere informazioni sulla sua giovinezza abbiamo fatto un lungo viaggio in Argentina, abbiamo parlato con tantissime persone, amici, fedeli, praticamente a Buenos Aires non esiste persona che non abbia un ricordo personale sul Papa. Poi però ho smesso di pensare che fosse una persona viva e vegeta e che abitava ad un chilometro da casa mia, ho persino smesso di leggere i giornali che parlavano del Papa. Oggi scopro che è in Africa e che è un viaggio importante”.
Certo per Bergoglio potrebbe essere una visione dolorosa, i momenti drammatici della dittatura sono raccontati con molto realismo (“mi sono affidato molto al mio cosceneggiatore argentino – dice Luchetti – mi ha aiutato a tenere la barra alta”): i compagni scomparsi, la sua professoressa di chimica gettata da un aereo militare nell’oceano come è avvenuto a tanti scomparsi.
Interpreta il Bergoglio giovane l’attore argentino Rodrigo De La Serna che dice: “Ho sentito principalmente la responsabilità di ritrarre una figura di quella statura, la difficoltà non è stato tanto interpretarlo in modo credibile esteriormente quanto rendere la sua emotività, interiorità e spiritualità soprattutto, questo è un personaggio che mi ha insegnato quasi a pregare”.
HEART OF THE SEA – le origini di Moby Dick
 
Ron Howard racconta l’odissea della baleniera Essex che ha ispirato “Moby Dick”.
Heart of the Sea fa propri dei toni avventureschi che francamente mancavano ad Hollywood. Le implicazioni di cui sopra vengono schiacciate da tanta magnificenza visiva, che c’è e che a conti fatti rappresenta il fulcro..
La direzione intrapresa è quella dello spettacolo puro, prendere o lasciare. In un contesto da film d’avventura, che è altra cosa rispetto a certi action sgangherati, smaccatamente hollywoodiani; perché questa è una macchina che quando viene fatta funzionare funziona per davvero. La prima metà del film in tal senso si comporta in maniera pressoché impeccabile: da quando Chase s’imbarca sulla Essex ed ha inizio il suo braccio di ferro “morale” col capitano Pollard, passando per i lunghi mesi di traversata, le prime balene catturate e via dicendo. Poi arriva lei, La balena, quella che già, si apprende, ha devastato un’imbarcazione spagnola.
Si ha l’impressione di essere proprio lì, sulla Essex, bagnati, sballottati, fottutamente impauriti. E si è finanche mossi dalla stessa curiosità, mossi dal desiderio di scoprire cosa viene dopo, cosa ci aspetta nella prossima.

Dolo on ice!

La Parrocchia di San Rocco di Dolo, con il patrocinio del Comune di Dolo, ha allestito allo Squero una pista di pattinaggio per far divertire grandi e piccoli!
Vi aspettiamo in molti! Divertimento assicurato!

Resterà in funzione dal 12 Dicembre al 10 Gennaio, con gli orari che seguono:

lunedì – giovedì 15.00 – 19.00
venerdì 15.00 – 22.00
sabato 15.00 – 23.00
domenica 10.00 – 22.00
Natale e l’1 gennaio 16.00 -20.00

Tutti i martedì dalle 17.00 alle 19.00 si terrà una lezione di pattinaggio sul ghiaccio per bambini e ragazzi (costo 10 euro).
Venerdi e sabato partecipa all’evento Aperitivo on Ice, l’happy hour sul ghiaccio a partire dalle 18.00!

Costo noleggio pattini: 5 euro bambini fino ai 12 anni, 7 euro per gli adulti.

Programmazione Cinema Italia dal 14-12 al 20-12

Lunedì 14 dicembre ore 21 – LA FELICITA’ E’ UN SISTEMA COMPLESSO di G. Zanasi  – ingresso unico € 5
Mercoledì 16 dicembre ore 21  – WOMAN IN GOLD di S. Curtis  –  cineforum
Venerdì 18 dicembre ore 18.30  – IL VIAGGIO DI ARLO di P. Sohn – ingresso unico € 5
Venerdì 18 dicembre ore 21  – CHIAMATEMI FRANCESCO di D. Lucchetti
Sabato 19 dicembre ore 21  – CHIAMATEMI FRANCESCO di D. Lucchetti
Domenica 20 dicembre ore 21  – CHIAMATEMI FRANCESCO di D. Lucchetti

LA FELICITA’ E’ UN SISTEMA COMPLESSO
Per il suo secondo film, La felicità è un sistema complesso, Gianni Zanasi si affida di nuovo a Valerio Mastandrea e Giuseppe Battiston, già protagonisti della sua opera prima, il multipremiato Non pensarci.
Ne La felicità è un sistema complesso, presentato al Torino Film Festival 2015, il protagonista assoluto è un convincente Valerio Mastandrea, che si appropria del ruolo e del ritmo del racconto, e che offre la sua sensibilità e la sua scanzonata simpatia ad un personaggio curioso e complesso. Interpreta l’avvocato Enrico Giusti che per un importante fondo di investimento deve allontanare dirigenti irresponsabili e incompetenti che possano creare problemi alle aziende che gestiscono e che nella maggioranza dei casi hanno ricevuto in eredità. Ma quando Enrico deve convincere due adolescenti rimasti improvvisamente ……
Gianni Zanasi si conferma con questo suo secondo lungometraggio un regista di grande talento; il film sa raccontare da un diverso punto di vista la crisi economica e la crisi nei rapporti interpersonali, in famiglia o nel lavoro, e mette in risalto personaggi ben costruiti che rivelano la fragilità e la confusione di questi anni difficili. Teco Celio e Giuseppe Battiston sono un padre e figlio lontani quanto possono esserlo un amministratore delegato e il suo segretario, e rientrano nel gioco delle coppie all’interno del film, dall’affidabile avvocato Mastandrea e la sconclusionata ex ragazza del fratello interpretata da Hadas Yaron, fino ai due fratelli Filippo e Camilla, legati da un affetto che li fa sentire invincibili contro la cattiveria del mondo.

Da sottolineare la splendida colonna sonora di Niccolò Contessa e la fotografia di Vladan Radovic, che contribuiscono a fare de La felicità è un sistema complesso un film sicuramente godibile e interessante anche da un punto di vista estetico.

 WOMAN IN GOLD

Nell’odissea di Maria Altmann, nata a Vienna nel 1916 e scomparsa a 94 anni in America, dove aveva trovato scampo al nazismo, Helen Mirren ha ritrovato echi della sua vita, tracce delle origini russe e similitudini con sofferenze familiari: «Dopo la rivoluzione d’ottobre la mia bisnonna e le sue sorelle furono costrette a lasciare la Russia, ad abbandonare tutto, a vivere in spazi minuscoli… Sono vicende che segnano la storia del ventesimo secolo, popoli perseguitati, nuclei familiari distrutti. Per prepararmi al film ho letto molto sull’Olocausto, mi è stato utile soprattutto Storia del Terzo Reich di William Shirer, un libro che consiglio a tutti».  

Il resto è venuto con la semplicità che contraddistingue le prove dei grandi interpreti: «Ho girato Woman in Gold perchè sono rimasta colpita da questa vicenda che parla di restituzione, di arte rubata, di giustizia, di famiglia. Poi, man mano, mi sono appassionata alla figura di Maria, una donna piena di umorismo, intelligente, decisa, e con una gran forza di volontà».
La memoria dolorosa della giovinezza spezzata dalla guerra, l’affetto verso i genitori abbandonati per fuggire in America, l’immagine incancellabile di Adele Boch-Bauer, la zia bellissima e conturbante che tradiva nello sguardo malinconico il timore per un futuro minaccioso.
Nella determinazione con cui la signora Maria Altmann chiese, nel 1998, al giovane avvocato Randy Schoenberg (nipote del compositore Arnold) di sostenerla nella battaglia per il recupero dei dipinti di Klimt appartenuti alla sua famiglia, c’è tutto questo. E altro ancora: «Non ho incontrato discendenti degli Altmann prima delle riprese, ma so che hanno dato grande sostegno alla pellicola. Maria ha combattuto per un quadro dall’immenso valore economico, ma per lei si trattava soprattutto di un ricordo, cui teneva profondamente».
Il rapporto con l’avvocato Shoenberg (Ryan Reynolds), altro punto di forza di Woman in Gold, divenne, nell’arco della lunga avventura, sempre più intenso: «Quando uno dei due si deprimeva e sentiva la voglia di mollare, c’era sempre l’altro a sostenerlo. Il processo è durato dieci anni e so che è andata proprio così, ci sono stati giorni di ottimismo e altri di disperazione, come capita nella vita, matrimoni compresi».

Il regista Simon Curtis dice che il racconto di Woman in Gold (dal 15 in 220 sale con Eagle) contiene anche «una lettera d’amore all’America, che accolse Maria e le permise di costruirsi una nuova esistenza». Più di tutto, è l’ennesima prova del talento di una splendida settantenne, attrice premio Oscar (per The Queen) sempre a caccia di nuove sfide, innamorata del Salento dove trascorre la maggior parte del tempo libero, pronta a rintuzzare con vigore le rimostranze delle colleghe coetanee che si lamentano per la scarsità di ruoli: «Sono convinta che in questo settore, come in politica, scienza, affari, giustizia, medicina, sia necessario battersi per far avere alle donne incarichi di rilievo. Più vedremo donne in posizioni importanti, più il cinema rifletterà questa realtà. Quello che conta, però, è farsi parte attiva, non limitarsi a recriminare».

IL VIAGGIO DI ARLO

Prendete un dinosauro pauroso di nome Arlo e un piccolo cavernicolo di nome Spot che ulula come un lupo e che si comporta come un cane. Shakerate il tutto e condite l’impasto con un viaggio preistorico fatto di peripezie, di lucciole danzanti e di grandi lezioni di vita. Cosa otterrete? Ebbene l’ultimo magico film Disney•Pixar Il viaggio di Arlo, diretto da Peter Sohn.
Il lungometraggio è una piccola delizia per gli occhi e per il cuore, ed è adatto per grandi e piccini. Di fatto, si pone un bizzarro interrogativo: che cosa sarebbe successo se l’asteroide che ha cambiato per sempre la vita sulla Terra non avesse colpito il nostro pianeta e i dinosauri non si fossero mai estinti?
La pellicola mostra paesaggi mozzafiato ispirati ai paesaggi del nord-ovest degli Stati Uniti e catapulta Arlo in un ambiente vasto e misterioso che lo costringe ad affrontare le proprie paure. Il suo sarà un percorso fisico ed emotivo, nel corso del quale incontrerà molti personaggi particolari, come i T-Rex cowboy.
Insomma, Il viaggio di Arlo è un film spassoso, che gioca sull’inversione dei ruoli, che mostra il lato bestiale degli umani e quello umano delle bestie. È una pellicola spettacolare che mischia action, formazione, ambientazione western e spazi incontaminati da togliere il fiato. Di fatto, la cura dei dettagli è strabiliante. L’ambientazione non si limita al paesaggio esterno, ma presenta anche incredibili variazioni climatiche.
Il viaggio di Arlo col suo picaresco racconto è uno squisito film per famiglie, perché è ricco di emozioni, di ritmo, di poesia e di un delizioso sense of humour. È una visione cinematografico semplice e incantata. Una dolcissima favola capace di divertire, ma soprattutto di intenerire.
CHIAMATEMI FRANCESCO
Chiamatemi Francesco ricostruisce il percorso di Jorge Mario Bergoglio dalla scelta di lasciare gli studi di chimica, la fidanzata per seguire la vocazione ed entrare poco più che ventenne nell’ordine dei Gesuiti, attraverso i difficili anni della dittatura, come Padre Provinciale responsabile di un istituto dove finì per nascondere semineristi e giovani che sfuggivano dalla polizia di Videla. Dalla drammatica esperienza dei desaparecidos e del terrorismo di stato, Bergoglio ne esce provato e da qui matura la decisione di occuparsi degli ultimi, il film racconta gli anni Novanta e il suo impegno come sacerdote di strada. Fino alla chiamata che viene direttamente dal Papa, da Giovanni Paolo II che attraverso la figura del cardinale Quarracino arcivescovo di Buenos Aires gli chiede di diventare vescovo ausiliare della metropoli argentina e di occuparsi soprattutto delle periferie. Fino alla storica giornata dell’11 febbraio 2013 quando Papa Benedetto annuncia il suo ritiro e si prepara il conclave che eleggerà Bergoglio Pontefice, il film si chiude sulle vere immagini di Piazza San Pietro: “Buonasera!
“La preoccupazione più grande era quella di non fare il santino – dice Luchetti – volevo evitare quei momenti dei biopic in cui il regista in qualche modo dà di gomitata al pubblico per dire vedi già si capiva che sarebbe diventato Papa. Il mio modello è stato The Queen di Stephen Frears, ho cercato l’asciuttezza inglese. Per raccogliere informazioni sulla sua giovinezza abbiamo fatto un lungo viaggio in Argentina, abbiamo parlato con tantissime persone, amici, fedeli, praticamente a Buenos Aires non esiste persona che non abbia un ricordo personale sul Papa. Poi però ho smesso di pensare che fosse una persona viva e vegeta e che abitava ad un chilometro da casa mia, ho persino smesso di leggere i giornali che parlavano del Papa. Oggi scopro che è in Africa e che è un viaggio importante”.
Certo per Bergoglio potrebbe essere una visione dolorosa, i momenti drammatici della dittatura sono raccontati con molto realismo (“mi sono affidato molto al mio cosceneggiatore argentino – dice Luchetti – mi ha aiutato a tenere la barra alta”): i compagni scomparsi, la sua professoressa di chimica gettata da un aereo militare nell’oceano come è avvenuto a tanti scomparsi.
Interpreta il Bergoglio giovane l’attore argentino Rodrigo De La Serna che dice: “Ho sentito principalmente la responsabilità di ritrarre una figura di quella statura, la difficoltà non è stato tanto interpretarlo in modo credibile esteriormente quanto rendere la sua emotività, interiorità e spiritualità soprattutto, questo è un personaggio che mi ha insegnato quasi a pregare”.