Foglietto Settimanale 22/11/2015 – 29/11/2015
PROGRAMMAZIONE CINEMA ITALIA DAL 16-11 AL 22-11
Lunedì 16 novembre ore 20.30 – SUBURRA di S. Sollima (CINEMA DI CLASSE) – ingresso € 5
Mercoledì 18 novembre ore 21 – SUBURRA di S. Sollima – cineforum
Venerdì 20 novembre ore 21 – ALASKA di C. Cupellini
Sabato 21 novembre ore 18.30 – SNOOPY & FRIENDS – IL FILM DEI PEANUTS – ingresso unico € 5
Sabato 21 novembre ore 21 – ALASKA di C. Cupellini
Domenica 22 novembre ore 16 – SNOOPY & FRIENDS – IL FILM DEI PEANUTS – ingresso unico € 5
Domenica 22 novembre ore 18 e 21 (€ 5) – ALASKA di C. Cupellini
SUBURRA
Formidabile la regia di Stefano Sollima, che si inventa una Roma cupa, lurida, laida, perlopiù notturna, invasa dal fango, flagellata dalla pioggia.
Quel che segue è l’esplicazione di quanto di tenebroso e sordido viene evocato dal (peraltro bellissimo) titolo. Tutto un magma-magna e uno spara-spara in cui confluiscono e sono sodali e collusi: 1) il Vaticano; 2) la politica della destra governativa; 3) la criminalità burina e feroce derivata dal neofascismo degli anni Settanta; 4) i piccoli boss (il capetto di Ostia) e gli zingari cravattari ansiosi di spartirsi la grande torta. Che nel film è una gigantesca operazione urbanistica tesa a metter su una simil Las Vegas sul litorale di Ostia. Ci mettono dentro i capitali parecchi clan e sottoclan criminali coordinati da un super padrino chiamato Samurai, un fascio passato dall’idea, dagli ideali e dalle lotte politiche degli anni Settanta al più pratico e redditizio affarismo. A renderla possibile ci penserà il corrotto deputato di riferimento del centrodestra tessendo la maggioranza necessaria a far passare in parlamento una legge ad hoc. Come no, c’è dentro l’eco precisa di Romanzo criminale con la sua ascesa nera dalle periferie al centro, ma qui siamo ancora di più al rispolvero di un modello narrativo più antico del nostro cinema, quello di film come Le mani sulla città, A ciascuno il suo, Cadaveri eccellenti, con i loro intrecci – in quei casi in Sicilia e a Napoli – di politica e mafia. Suburra frulla quelle suggestioni potenti a tutto il noir e crime nostro degli anni Duemila, da Gomorra (l’esecuzione nel centro estetico dei due bravi del ramo ostiense riprende la scena iniziale del film di Garrone) a ovviamente Romanzo criminale, e ambisce a essere il ritratto perfetto e definitivo di Roma cloaca massima di ogni nequizia contemporanea. La narrazione è scandita da un countdown che ci indica man mano i giorni che mancano all’apocalisse. Al netto del suo ideologismo, Suburra è magnifico, lurido e buio, un’oscurità che è anche dell’anima e che ricorda nei momenti più alti L’infernale Quinlan di Orson Welles.
ALASKA
Alaska è un melodramma a tinte forti, l’odissea amorosa di due protagonisti osteggiati nella loro ricerca di serenità. Un’opera potente dove il riscatto dalla propria condizione diventa dramma ineludibile.
Claudio Cupellini firma Alaska, una coproduzione francese che sente tanto l’influenza del cinema d’oltralpe, infilando una storia di amore e disperazione che non teme affronti, difetti, lungaggini, e che va spedita verso il proprio epicentro narrativo senza curarsi di nulla. Portandosi dietro la forza di una sceneggiatura volteggiante ma precisa, dove ogni spirale narrativa assume la sua giusta intensità all’interno della parabola tragico-affettiva dei suoi protagonisti. Già con Una vita tranquilla Cupellini aveva dimostrato di saper maneggiare con cura il materiale umano di esistenze osteggiate nel loro percorso di vita e ricerca di quiete. Qui il regista veneto punta ancora più in alto, affrontando sfide ancora maggiori, e realizzando ancora una volta un film a cavallo di due Paesi (Francia e Italia), in un interessante scambio di culture che trapela anche da quel mix nel parlato dei due protagonisti (Nadine prova a parlare in italiano, Fausto le risponde in francese, ma quando sono incazzati entrambi utilizzano la loro lingua madre).
Un melodramma amoroso e sentimentale di straordinaria portata dove Cupellini si prende il tempo necessario per entrare nei dettagli della sua storia, raccontando vizi, tic, paure e virtù dei suoi Fausto e Nadine, per poterne poi spiegare azioni e reazioni in una catena di eventi estremamente drammatica ma geometricamente sequenziale. Fausto e Nadine sono giovani privi del senso della prospettiva, e puntano tutte le loro esistenze verso il loro riscatto da una solitudine e da una ‘povertà’ congenite. E in questa dinamica, l’elemento dell’esser spinti dallo stesso obiettivo sarà al tempo stesso il punto di forza e debolezza del loro rapporto. Elio Germano spicca per la tenuta e coerenza emotiva durante tutto l’arco del film, ma anche Astrid Berges-Frisbey non è da meno, incarnazione piena di una cupa e dolorosa bellezza che ricorda vagamente la Marion Cotillard in Un sapore di ruggine e ossa di Audiard.
Un paragone non casuale visto che, a margine di qualche linea narrativa che andava forse un po’ sfoltita garantendo all’opera una maggiore incisività, nei suoi pregi migliori Alaska ricorda da vicino la profondità e la compiutezza del miglior cinema francese, un cinema dove il dramma (in fondo semplice) di due vite ai margini appaiate dal caso o dal destino, può assumere vertici emozionali davvero sorprendenti. Non c’è facile pietismo o un dramma ricattatorio, ma solo la storia (verosimile) di Una vita tranquilla che appare in certi casi un miraggio impossibile da raggiungere.
SNOOPY & FRIENDS – IL FILM DEI PEANUTS
In occasione del 65° anniversario dall’esordio della striscia a fumetti e 15 anni dopo la scomparsa del loro creatore, i Peanuts tornano al cinema con una grande produzione dei Blue Sky Studios (L’Era Glaciale, Rio), un lungometraggio animato diretto da Steve Martino (Ortone e il Mondo dei Chi, L’Era Glaciale 4 – Continenti alla Deriva).
Dopo 4 film cinematografici e 45 special televisivi, il ritorno di Charlie Brown e dei suoi amici è di sicuro qualcosa che i fan attendevano da tempo, ma ai tempi l’annuncio portò con sé un grande dubbio: il nuovo progetto infatti sarebbe stato animato in computer grafica. Paura, incertezza, panico.
Com’era possibile pensare di tradurre il tratto stilizzato di Charles Schulz e un fumetto così piatto in qualcosa di tridimensionale? L’aspetto visivo è stata la principale preoccupazione, svanita rapidamente circa un anno e mezzo fa, appena è stato mostrato il primo teaser trailer: Charlie Brown e Snoopy si presentavano con modelli in CG dettagliati e coerenti con la controparte cartacea, grazie anche all’utilizzo di elementi bidimensionali per le espressioni del volto e linee cinetiche di movimento prese direttamente dal fumetto.
La distribuzione italiana ha optato per intitolarlo Snoopy & Friends, relegando al sottotitolo “Il film dei Peanuts”; non è una scelta che appare così assurda, visto che il simpatico cane è di certo il personaggio più conosciuto e amato, quindi in grado di portare il pubblico in sala, ma non solo: Snoopy infatti è la spalla comica del protagonista, che in più di un’occasione riesce a rubargli la scena, anche nei panni di alcuni dei suoi numerosi alter ego; in particolare la lotta contro il Barone Rosso occupa una fetta importante della pellicola, con diverse sequenze oniriche che vedono il cane a bordo del suo aereo da guerra per sconfiggere il suo avversario e trarre in salvo la sua bella. È forse l’unico elemento del film a risultare eccessivo, presente per più tempo del necessario, quando alcune di quelle scene si sarebbero potute sfruttare per vedere Snoopy nel mondo reale, dove è molto più efficace e riesce realmente a rendere speciale ogni scena in cui appare. Pensando allo studio d’animazione che ha prodotto il film, questa side-story ci ricorda per certi versi le avventure di Scrat, che potrebbe effettivamente avere maggiore appeal sugli spettatori più giovani.
Foglietto Settimanale 15/11/2015 – 22/11/2015
Inizio Gruppo Giovani
Domenica 15, in Centro Parrocchiale, dalle 19.00 alle 22.00, inizia il “gruppo giovani”.
Aperto a tutti i ragazzi dai 19 ai 30 anni.
PROGRAMMAZIONE CINEMA ITALIA DAL 11-11 AL 16-11
Mercoledì 11 novembre ore 21 – LA VITA E’ FACILE AD OCCHI CHIUSI di D. Trueba – cineforum
Venerdì 13 novembre ore 21 – LA VITA E’ FACILE AD OCCHI CHIUSI di D. Trueba – ingresso € 5
Sabato 14 novembre ore 18.30 – HOTEL TRANSYLVANIA 2 di G. Tartakovsky – ingresso € 5
Sabato 14 novembre ore 21 – SUBURRA di S. Sollima
Domenica 15 novembre ore 16 – HOTEL TRANSYLVANIA 2 di G. Tartakovsky – ingresso € 5
Domenica 15 novembre ore 18 e 21 – SUBURRA di S. Sollima
Lunedì 16 novembre ore 20.30 – SUBURRA
LA VITA E’ FACILE AD OCCHI CHIUSI
Se l’apertura del lungometraggio diretto dal cineasta iberico David Trueba – autore tra l’altro, de La buena vida (1996) – mostra immagini di repertorio di John Lennon e dei Beatles il motivo è semplicissimo: il titolo La vita è facile ad occhi chiusi (2013) altro non è derivato che dal verso “Living is easy with the eyes closed” che colui che ci ha regalato Imagine e Happy Xmas incluse nella sua Stawberry fields forever.
Perché quella raccontata nel corso della oltre ora e quaranta di visione è una vicenda ispirata a quanto realmente accaduto a Juan Carrión, professore d’inglese che, con l’obiettivo di chiedere al futuro compagno di Yoko Ono di correggere i testi trascritti nel proprio quaderno per poterli poi insegnare ai suoi alunni, pare lo abbia incontrato sul set di Come ho vinto la guerra (1967) di Richard Lester.
Un incontro dopo cui sembrerebbe che i quattro “scarafaggi del beat” (e di seguito tutte le band musicali) abbiano cominciato a riportare i testi delle proprie canzoni nel retro degli LP e che Trueba riporta sullo schermo ponendolo nei panni del protagonista Antonio: professore che, appunto, nella Spagna del 1966 intraprende un lungo viaggio in macchina verso il Sud, in quanto ha appreso che Lennon si trova in Almeria (Andalusia) per interpretare la pellicola sopra citata.
Lungo viaggio durante il quale offre un passaggio al sedicenne scappato di casa Juanjo e alla giovane Belén, anche lei apparentemente fuggita da qualcosa; personaggi destinati ad affiancare l’uomo della sua missione ed a stringere con lui una amicizia il cui progressivo sviluppo non finisce altro che per essere posto al centro di una storia di formazione on the road volta a ribadire, tra l’altro, che ci sono canzoni che ti salvano la vita.
Lo sfondo di La vita è facile ad occhi chiusi è la Spagna degli anni Sessanta: contradditoria, grigia, in piena dittatura. La generazione più anziana è ancora condizionata dalla guerra civile e quella più giovane desidera libertà morale e sociale. Questo contrasto è evidente soprattutto nel sud del paese, come la poverissima provincia di Almeria (Andalusia), dove le prime ondate di turismo di massa e le grandi produzioni cinematografiche straniere si scontrano con ritardi e limitazioni. In questo contesto, l’arrivo di John Lennon per partecipare alle riprese del film Come ho vinto la guerra di Richard Lester sottolinea lo stato d’animo di una parte della popolazione giovanile: è un simbolo di libertà, di nuova morale, di progresso”. È sufficiente questa dichiarazione del regista David Trueba per esprimere un giudizio nei confronti di una dolceamara commedia on the road i cui tre protagonisti rappresentano altrettanti forme di ribellione all’ordine costituito, testimoniando che i veri eroi sociali sono sempre persone comuni capaci di superare aspettative e limiti. Perché la vita è come un cane: se sente che hai paura, ti viene a mordere.
HOTEL TRANSYLVANIA 2
Per il Conte Dracula non ci sono dubbi: suo nipote si può chiamare solo Denisovic.
Perché? Perché deve essere slavo e soprattutto deve essere un vampiro, in modo tale che sua figlia Mavis, innamoratasi dello yankee Johnny nel primo Hotel Transylvania del 2012, possa rimanere vicino a lui (mai dimenticare che il Conte è vedovo) e non lasciarlo solo soletto a gestire il resort per mostri che tanto ci aveva divertito nel primo film.
Dracula dunque come Spencer Tracy di Indovina Chi Viene a Cena (1967) e Robert De Niro di Ti Presento i Miei (2000): un padre apprensivo più ipocrita di quello che il finale del bellissimo primo episodio del 2012 ci aveva fatto pensare quando sembrava che il mondo dei mostri e quello degli umani potessero andare anche d’accordo.
E invece ecco in Hotel Transylvania 2 uscire fuori tutte le idiosincrasie del capo famiglia vampiro, il quale non vuole proprio credere che il nipotino Dennni… pardon Denisovic possa anche non essere un vampiro.
In attesa che gli escano i canini (ma usciranno mai? E se fosse solo un tristissimo umano?), il nonno cercherà di svezzare il piccolo Denisovic alla mostruosità con l’aiuto riluttante dei mostri amici Wayne (il Lupo Mannaro stressato che non può fare l’istruttore di tennis perché subisce troppo il fascino della pallina), Frankenstein, Griffin (L’Uomo Invisibile che prova a convincere gli altri di avere una fidanzata invisibile; in italiano gli dà la voce il Mino Caprio di Peter Griffin), Murray (la Mummia giocherellona) e Blobby (il Blob gelatinoso in grado di inglobare tutto e tutti al suo interno molliccio).
Bellissima l’apparizione finale di un parente del Conte Dracula ancora più old school di lui per quanto riguarda il rapporto con gli umani. Insomma… il sequel è molto divertente per come gioca con la tradizione horror (senza poter utilizzare troppo l’iconografia ufficiale dei Mostri Classici visto che sono proprietà Universal; questa produzione è Sony/Warner) inserendo queste dinamiche dentro una commedia familiare sincera, scritta molto bene e con più di una bella scena d’azione. Il regista Genndy Tartakosky conferma ancora una volta di essere un grande talento.
SUBURRA
Formidabile la regia di Stefano Sollima, che si inventa una Roma cupa, lurida, laida, perlopiù notturna, invasa dal fango, flagellata dalla pioggia.
Quel che segue è l’esplicazione di quanto di tenebroso e sordido viene evocato dal (peraltro bellissimo) titolo. Tutto un magma-magna e uno spara-spara in cui confluiscono e sono sodali e collusi: 1) il Vaticano; 2) la politica della destra governativa; 3) la criminalità burina e feroce derivata dal neofascismo degli anni Settanta; 4) i piccoli boss (il capetto di Ostia) e gli zingari cravattari ansiosi di spartirsi la grande torta. Che nel film è una gigantesca operazione urbanistica tesa a metter su una simil Las Vegas sul litorale di Ostia. Ci mettono dentro i capitali parecchi clan e sottoclan criminali coordinati da un super padrino chiamato Samurai, un fascio passato dall’idea, dagli ideali e dalle lotte politiche degli anni Settanta al più pratico e redditizio affarismo. A renderla possibile ci penserà il corrotto deputato di riferimento del centrodestra tessendo la maggioranza necessaria a far passare in parlamento una legge ad hoc. Come no, c’è dentro l’eco precisa di Romanzo criminale con la sua ascesa nera dalle periferie al centro, ma qui siamo ancora di più al rispolvero di un modello narrativo più antico del nostro cinema, quello di film come Le mani sulla città, A ciascuno il suo, Cadaveri eccellenti, con i loro intrecci – in quei casi in Sicilia e a Napoli – di politica e mafia. Suburra frulla quelle suggestioni potenti a tutto il noir e crime nostro degli anni Duemila, da Gomorra (l’esecuzione nel centro estetico dei due bravi del ramo ostiense riprende la scena iniziale del film di Garrone) a ovviamente Romanzo criminale, e ambisce a essere il ritratto perfetto e definitivo di Roma cloaca massima di ogni nequizia contemporanea. La narrazione è scandita da un countdown che ci indica man mano i giorni che mancano all’apocalisse. Al netto del suo ideologismo, Suburra è magnifico, lurido e buio, un’oscurità che è anche dell’anima e che ricorda nei momenti più alti L’infernale Quinlan di Orson Welles.
Foglietto Settimanale 08/11/2015 – 15/11/2015
CINEMA DI CLASSE al Cinema Italia
Le scuole superiori di Dolo, il gruppo Faive ed il Cinema Italia propongono